Cento minuti per percorrere duecento metri. Corso Vittorio Emanuele è un solo grido, «Viva Silvio». È Monza che si stringe attorno a Silvio Berlusconi. Che dà la carica alle amministrative e al candidato sindaco Marco Mariani.
Prima di riuscire però a dettare il suo virgolettato ai cronisti, il Cavaliere si ritrova con un neonato di quattro mesi dal ciuffo ribelle quasi gettatogli tra le braccia, «si vede che non ha paura, sta in mezzo a gente per bene e crescere bene» dice lex premier. Replica pronta la bionda mamma di Pierpaolo: «Presidente, vede quel ciuffo? Al solo pensiero che possano tornare i comunisti, be gli si rizzano i capelli». Berlusconi scoppia in una risata, tutti sorridono anche quelli della sua scorta che gestiscono la passeggiatina nel cuore di Monza a colpi di gomitate e a rischio tibie. Già, anche se è un martedì iperlavorativo sembra che tutta Monza si sia data appuntamento in centro e tutta Monza con un solo pensiero: portare a casa una stretta di mano di Silvio, un bacio di Silvio, una frase di Silvio.
E una stretta di mano di Silvio, un bacio di Silvio e una frase di Silvio sono anche una stretta di mano, un bacio e una frase di Marco Mariani: il candidato sindaco della Cdl che vuole restituire il buongoverno della città ai monzesi. Richiesta che, centimetro dopo centimetro conquistato con il termometro che segna 27 gradi, Monza rivolge al Cavaliere. E lo fa sventolando le bandiere di Forza Italia, della Lega, dei Pensionati e dei Circoli della Libertà persino dai balconi e dai negozi di corso Vittorio Emanuele. «Ue, niente di preparato. Che il Presidente scendesse in campo a Monza labbiamo saputo solo lunedì alle quindici» chiosa lassessore regionale Massimo Ponzoni, mentre cè un fotografo che giura di bandiere «tutte di Forza Italia lungo via Zucchi». Intanto, la massa avanza di dieci, forse dodici centimetri. Due minuti per dodici centimetri, con le commesse di quella profumeria davvero chic che vorrebbero fargli un dono e quel camiciaio della Monza bene che avrebbe pure lui «un pensiero per Silvio».
Ma il Cavaliere saluta, stringe mani, bacia e tenta di andare verso lArengario che sembra inarrivabile. Bagno di folla che scatena i candidati al consiglio, da Osvaldo Mangone a Michele Passamani, da Agostino Lomartire a Martina Sassoli passando per Stefano Carugo che in un battibaleno vede svanire i gadget dal suo gazebo. Immagine che, forse, rende il caos di un pomeriggio monzese, dove ci sono persino ragazzi avvinghiati al palo della luce: «Silvio, sei tutti noi». E Silvio parla di elezioni: «Siamo qui per parlare di Monza, quindi è bene precisare che un voto dato a Mariani è un voto dato a Berlusconi, perché queste elezioni avranno rilevanza nazionale». Messaggio politico limpido: «Un voto dato a Mariani è un voto dato a Berlusconi, un voto al candidato del centrosinistra è un voto dato a Prodi e al governo delle tasse e che blocca le opere pubbliche iniziate dal nostro governo». Monza sottoscrive lequazione, lha già vissuta per cinque anni e adesso vuole cancellare quel passato, quellincidente di percorso.
Certezza della vittoria? «Non si è mai certi delle vittorie» replica il Presidente: «I sondaggi però sono favorevoli. Monza è una città paradigmatica per il resto del Paese. È una città fatta da persone concrete, dedite alla produzione, gente moderata. Gli ultimi sondaggi di Monza sono in linea con quelli nazionali che danno la Cdl al 58 per cento mentre il centrosinistra è al 42 per cento».
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