Wanna Marchi: «Condannata solo perché faccio audience»

L’ex regina dei talismani in tv: «L’Italia è piena di maghi e cartomanti, ma nessuno ha mai preso 10 anni di carcere. La gente continua ad adorarmi»

Stefano Zurlo

da Milano

Wanna Marchi, si aspettava una condanna a 10 anni?
«No, mi attendevo una pena molto più bassa, 3-4 anni. Intendiamoci: non c’è niente di cui mi debba vergognare, ma prevedevo che dopo tutto questo polverone il tribunale non mi avrebbe certo assolto».
Il giorno dopo la sentenza, Wanna Marchi è nella sua casa di Castel Del Rio, in Emilia. La grinta è quella di sempre, ma a tratti la voce s’incrina e affiora una sorta di fatalismo. Quattro anni e mezzo di feroce corpo a corpo con la giustizia hanno lasciato il segno.
Per il tribunale di Milano l’Asciè delle Marchi era un’associazione a delinquere. Una fabbrica delle truffe.
«È tutta colpa di Striscia la notizia. Io faccio audience e allora vai con Wanna Marchi».
Più di cento persone hanno raccontato in tribunale un’altra verità. Non è arrivato il momento di chiedere scusa?
«No, sono loro che devono chiedere scusa a me».
Loro chi? Le vittime?
«Hanno gonfiato, gonfiato, gonfiato le cifre. Hanno messo in mezzo l’Asciè anche quando non c’entrava. Il mio avvocato voleva dare al tribunale un dischetto in cui si ricostruiva la vera contabilità della società, ma non l’hanno voluto. E poi la Guardia di finanza è andata in tv a dire: “Denunciate le Marchi, denunciate le Marchi”. Risultato: questi signori si sono messi in fila».
Questi signori hanno confermato in aula le accuse. Le pare poco?
«Io ho affrontato a viso aperto il processo, mica come questi testi che si mettono il cappuccio. Ma scherziamo? Io porto gli occhiali scuri ma, ci faccia caso, quando i giudici parlavano me li toglievo sempre. Per rispetto. Altro che cappuccio».
Mai minacciato nessuno?
«Mai. E poi io ero a libro paga dell’Asciè, prendevo lo stipendio, non ero la padrona».
Si sospetta che lei e sua figlia abbiate fatto sparire dalle banche di San Marino 10 miliardi di lire.
«Magari. Io ho solo quattro soldi. La verità è che io e Stefania abbiamo bisogno di lavorare, ma non ce lo permettono. Adesso c’è questa interdizione dalle televendite per cinque anni. Sono bloccata. Io vorrei tornare a fare l’estetista, io sono un’estetista più che brava, ma anche questo è impossibile: molti istituti hanno rinunciato».
Perchè?
«Perchè subito arriverebbero le telecamere di Striscia la notizia e sarebbero guai».
Dieci anni a lei, dieci a sua figlia, quattro a Francesco Campana.
Lei si emoziona: «Smettetela di scrivere sui giornali che Francesco Campana è il mio ex convivente. Francesco è l’unico uomo della mia vita. L’unico. Ed è pazzesco che l’abbiano condannato a quattro anni. Lui è venuto all’Asciè cinque o sei volte in cinque anni. Non sapeva nulla, ci ha solo fornito un sistema informatico. Quattro anni, sono incredula».
Cosa dice la gente quando la incontra per strada?
«La gente mi adora».
Esagera?
«Per niente. Mi dicono che il trattamento che ho avuto è una vergogna. Sono stati i giornali e la tv a costruire il mostro».
Perchè non ha scelto il rito abbreviato, come il mago Do Nascimento che se l’è cavata con 4 anni?
«No, il mago è scappato. Il mago è latitante. Io non sono una maga e non sono latitante, ma questo non importa. Però è vero: i miei avvocati all’inizio mi avevano suggerito la strada del patteggiamento. Ripetevano: “Vanna, patteggi”. Io ho rifiutato perchè volevo dimostrare la mia innocenza.

E ora eccomi qua. L’Italia pullula di maghi, astrologhi, cartomanti, ma sembra che esista solo Wanna Marchi. Giustizia è fatta, in nome di Striscia. Faremo appello, per carità. Ma fosse per me, andrei in galera anche subito».

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