Elo Foti
Gioco pericoloso di George Weah. Il suo ultimo intervento, a gamba tesa, rischia di portare la Liberia sullorlo della guerra civile. Il ministro dellInformazione di Monrovia, William Allen, ha parlato ieri di «tentativo di golpe». Con una mossa a sorpresa lex Pallone doro, lex attaccante del Milan, cerca di ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali dell8 novembre scorso, giorno del ballottaggio (l11 ottobre ci fu la prima tornata)in cui la signora Ellen Johnson-Sirleaf, detta la lady di ferro liberiana, lo ha sconfitto.
A giudizio degli osservatori internazionali, le votazioni vanno considerate pulite, a parte qualche irregolarità marginale, e dunque valide. Di questo parere sono anche gli Stati Uniti, padri fondatori e padrini del Paese africano. La pensa però diversamente Weah, che domenica sera, parlando a un centinaio di sostenitori, ha accusato la rivale di avere perso con le schede e di avere vinto con i brogli. «Non può essere insediata», ha affermato. E si è proclamato - così riferisce unagenzia di stampa - il vero «presidente eletto». Il suo schieramento, il «Congresso per un democratico cambiamento», minaccia disordini di piazza. Il movimento della presidente eletta (o presunta eletta), il «Partito dellunità», fa catenaccio e si appresta al contropiede con la denuncia di golpe e con la conferma che in gennaio, come previsto, ci sarà linsediamento della signora Johnson-Sirleaf.
Lassist di Weah ha lanciato ali di folla, ieri a Monrovia, che sono scese per le strade inneggiando al loro idolo e accusando lavversaria di avere vinto la partita presidenziale al tavolino, giocando carte false. La polizia ha dovuto ricorrere ai manganelli e ai gas lacrimogeni per disperdere i facinorosi. In serata la situazione sembrava sotto controllo nella capitale, ma la tensione è alta. Del resto, lex attaccante del Milan, che negli stadi aveva sempre manifestato carattere pugnace ma leale, nel suo discorso di domenica era «andato giù pesante», come si usa dire in gergo sportivo. Aveva, insomma, apertamente incitato alla ribellione. Ecco alcuni dei calcioni verbali sferrati alla lady di ferro: «Siamo finalmente giunti a elezioni democratiche. Abbiamo conseguito due vittorie e queste ci sono state scippate da coloro i quali pensano che la Liberia non ci appartenga. È nostro dovere esigere giustizia». E ancora: «Miei compagni rivoluzionari, la liberazione è una nobile causa. Dobbiamo lottare per ottenerla!».
Weah rischia il cartellino rosso, se non peggio. Il ministro della Giustizia, Kabene Janek, è stato perentorio con lex pallone doro: «La legge non permette che ci siano due presidenti. Vogliamo sia ben chiaro che non permetteremo a nessuna singola persona, a nessun partito di fare deragliare il processo di pace in corso, di destabilizzare la Liberia». Domenica lauto di servizio in cui si trovava il ministro era stata bersagliata con sassi e rifiuti da sostenitori di Weah. Lautista era rimasto ferito.
Weah ha 39 anni, la signora Johnson-Sirleaf, che potrebbe essere sua madre, ne ha 67.
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