«Questa lho già sentita»: è la cosa che nessun comico serio vorrebbe sentirsi dire. Nel migliore dei casi ti stanno facendo notare che sei ripetitivo, nel peggiore che hai rubato una battuta. E in questo caso, più che un insulto vergognoso, diventa unaccusa insostenibile.
Laccusa - tutto da dimostrare che sia sostenibile - arriva da Spinoza.it, un blog satirico che si definisce «serissimo», particolarmente famoso e frequentato. Con lautoironia che è propria a chi dovrebbe proporre «la satira più tagliente della Rete», il blog si è scagliato contro Luca Barbareschi, il parlamentare-attore-conduttore accusato di aver copiato una serie di battute presenti su Spinoza.it durante la sua nuova trasmissione, Sciock. E senza citare la fonte. «Poteva almeno mettersi una maglietta con il link», ha commentato un utente della community. Battuta che magari non fa ridere, ma di certo fa riflettere. «Questi signori non hanno capito nulla: il nostro programma è crossmediale, punta a mettere insieme mezzi diversi» ha aggiunto Barbareschi, definendo la sua trasmissione «un esempio di condivisione creativa». Affermazione che non è una battuta e apre scenari di discussione inquietanti, infiniti come la Rete.
Ora: per quanto sia comprensibile lindignazione di chi, come i responsabili di Spinoza.it, si vede scippare sotto silenzio battute nate e diffuse sul proprio blog, si rimane sorpresi a vedere la Rete - formatasi, cresciuta e diffusasi soprattutto grazie a idee, contributi e materiale altrui - rivendicare i diritti dautore della creatività. Internet non era, e non è, la Terra di nessuno, il Far west dei pensieri, il regno dellanarchia, il non-luogo dove tutto è di tutti, lOceano dove chiunque può pescare qualsiasi cosa? Il web non era, e non è, il pozzo da cui attingere qualsiasi canzone, film, testo, fotografia, video, senza pagare un euro?
Ecco, appunto: leuro. Il curatore di Spinoza.it, Stefano Andreoli, sostiene che si tratta di un blog collettivo, ovvero: sono gli oltre 4mila utenti iscritti al forum a inviare le battute che poi vengono selezionate e messe online (e «prelevate» da Barbareschi). E tutto - questo è uno dei punti della discussione - «in maniera gratuita e senza fini di lucro». Andando su Spinoza.it, nellhome page si trova il copyright «Riproduzione vietata. Limitatamente al web, il contenuto di Spinoza è coperto da licenza Creative Commons». Significa che «chiunque può riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare questopera». Ma non «per fini commerciali». Cioè: per stare al nostro caso, non per usarle in una trasmissione televisiva zeppa di pubblicità e il cui conduttore, si immagina, percepisce un discreto cachet anche in rapporto al successo dello show e quindi allefficacia delle sue (?) battute. Luca Barbareschi - che peraltro insieme a Gabriella Carlucci ha presentato una proposta di legge proprio per contrastare il download illegale e la pirateria digitale - sostiene, oltretutto, che le battute usato nel suo Barbareschi Sciock erano state originariamente scritte per Spinoza.it proprio da alcuni dei suoi autori. «Ma ciò non lo giustifica dallaver usato materiale altrui spacciandolo come proprio», contrattaccano i paladini del Web.
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