Welfare, l'aut aut della sinistra

Il premier stretto tra le spinte di sindacati e Confindustria (che difendono il protocollo firmato il 23 luglio) e le proteste dell'ala radicale dell'Unione, con Pdci e Prc che spingono per "cambiare in parlamento". Mastella: "Si fermino o il governo cade". Confcommercio critica Prodi

Welfare, l'aut aut della sinistra

Roma - "Ritengo che il welfare sia l’ultima prova sulla validità di questo governo". Lo afferma Marco Rizzo, coordinatore nazionale dei Comunisti Italiani che aggiunge: "Non è più possibile subire la lotta di classe dei poteri forti contro la stragrande maggioranza della popolazione". "La pretesa di ammutolire il parlamento proibendo alle camere di intervenire sul welfare, ripetuta con martellante frequenza da Montezemolo e Bonanni, è istituzionalmente insensata e politicamente molto pericolosa" aggiunge il capogruppo del Prc al Senato Giovanni Russo Spena. "Il modello che indicano il presidente di Confindustria e il segretario della Cisl -spiega Russo Spena- somiglia molto allo Stato corporativo e peronista più che a una seria democrazia parlamentare".

Alla Camera Oggi inizia alla Camera la partita sul protocollo firmato il 23 luglio con le parti sociali e modificato successivamente in commissione. Il governo deve far fronte alle sue divisioni interne. Tocca al presidente del consiglio, Romano Prodi, chiudere la partita del welfare. Anche perché, a questo punto, sarà decisivo un accordo con le parti sociali sul testo da votare per impegnare tutta la maggioranza. Quando alla Camera è in corso la discussione generale sul ddl, sembra ormai chiaro che la soluzione dell’impasse non possa che passare per Palazzo Chigi.

Prodi È il sottosegretario all’economia, Alfiero Grandi, conversando con i giornalisti in transatlantico a Montecitorio, a fornire indicazioni sui possibili sviluppi. Nel merito, spiega, "quello che si può risolvere oggi si risolve ma su alcuni argomenti si può tornare più avanti", perché "sarebbe un errore considerare il provvedimento tutto o niente". In sostanza, secondo il sottosegretario, "non è l’ora x". E se "è importante che il governo e la maggioranza concordino un’agenda sui punti che rimarranno irrisolti", la "preoccupazione" è che la maggioranza "si imbrogli vedendo il particolare, anzichè il generale". Sul piano politico, osserva Grandi, il pallino è in mano al presidente del consiglio: "Deciderà Prodi, è lui che ha le carte in mano ed è lui che deve trovare una sintesi".

Accordo Una sintesi che passa necessariamente per un accordo con le parti sociali. Anche perché, rileva ancora il sottosegretario, "se c’è un accordo con le parti sociali sarà impegnata tutta la maggioranza". E, in questo caso, "penso che anche il senatore Lamberto Dini non possa dire di no" aggiunge, mostrando ottimismo per una soluzione condivisa del problema.

Rutelli "Abbiamo fatto sottoscrivere alle parti sociali il protocollo sul welfare ed è evidente che non ci si discosterà da quella intesa salvo alcuni aggiustamenti che si sono rivelati necessari". Così il vicempremier Francesco Rutelli risponde a chi gli chiede su quali testi verrà posta la fiducia. "Sono fiducioso - ha concluso - che la conclusione sia una buona sintesi".

Mastella "Se si esaurisce la vicenda del welfare e viene approvato nei termini in cui era stato confezionato non credo che il governo rischi" dice il ministro della Giustizia Clemente Mastella. "Se viceversa la sinistra immagina di farne una prova di forza, questa ci porta non soltanto all’indisciplina in termini di alleanza, ma alla caduta del governo. Spero - ha continuato - che la sinistra si fermi in tempo e non vada avanti. Non mi piace che un governo di cui faccio parte dà una parola a Confindustria e ai sindacati e non la mantiene".

Ultimatum del Prc "Se si dovesse tornare al testo iniziale vanificando il lavoro del parlamento, l’accordo non si farà". È l’ultimo monito di Russo Spena lanciato a governo e maggioranza sul ddl di riforma del welfare. Russo Spena definisce "un diktat" la posizione del presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che vorrebbe "impedire al parlamento di produrre miglioramenti" rispetto all’accordo sottoscritto dalla parti sociali. L’esponente del Prc attacca poi il ministro della Giustizia Clemente Mastella, invitandolo a "interessarsi meglio del ministero di quanto non faccia visto che fa il capo partito e si interessa di temi che, invece, riguardano la commissione Lavoro. Mastella e i centristi continuano a fare ostruzione politica come la chiama Di Pietro, a fare ricatti e così il governo non va lontano".

La sinistra è decisa a non cedere su due punti fondamentali: "Definire meglio cosa significa lavori usuranti per andare in pensione prima e poi il contratto a termine che va definito in modo tale da non essere precarizzante al massimo per i giovani. 36 mesi di contratti a termine - conclude il capogruppo del Prc - sono più che sufficienti".

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