White House. "La politica è il thriller più affascinante del mondo"

Intervista all’americano Larry Beinhart, esperto di "palazzo" e autore de "Il bibliotecario", libro che ritrae la Washington corrotta . Uno spin doctor trasformatosi in scrittore ci accompagna nel lato segreto della Casa Bianca

White House. "La politica è il thriller più affascinante del mondo"

Thomas Jefferson se ne accorse per primo. Lo scrisse a Maria Cosway, nel 1789: «In questa città, tutto è potere». C’è ovunque: c’è per strada, c’è sul fiume Potomac, c’è nei parchi, c’è nei musei. In questa città il «sistema» si sente anche al cinema, o in un albergo. Washington è una chiacchiera, un affare, una legge, un complotto perenne. La Casa Bianca è lo sfondo di tutto. «Perché la Casa Bianca identifica tutto quello che è Washington: il potere». Larry Beinhart parla così perché lo sa: ha costruito una carriera su questo. È stato consulente di alcuni staff politici e ora i suoi thriller si muovono nei corridoi della West Wing, l’ala dello staff del presidente. American Hero diventò un caso letterario e poi cinematografico: il presidente coinvolto in uno scandalo sessuale che s’inventa una guerra per distrarre l’opinione pubblica. Sesso e potere fu il film con Dustin Hoffman e Robert De Niro che portò al cinema il successo di Beinhart. Il bibliotecario (Giunti, pagg. 416, euro 14) si muove nella stessa Washington, si nutre degli stessi sospetti. La Casa Bianca è l’obiettivo e anche il palcoscenico. Beinhart si muove col passo del moralista: i liberal sono sempre i buoni e i conservatori i cattivi. Tocca l’antipolitica: tutti fanno i loro comodi e i loro affari. Però non ce la fa fino in fondo: cede al fascino della politica, la racconta come una parte della sua vita. La parte più divertente.

Com’è la Washington dei segreti? Quanta realtà c’è nei suoi libri?
«È tutto reale, a eccezione di due o tre punti della trama. I personaggi che racconto si basano sull’attualità: io guardo quello che fanno le persone che vivono ai margini o dentro il potere, combino i loro atteggiamenti e le loro caratteristiche con quello che so della natura umana e racconto quello che farebbero. Conosco quella città da sempre. So come funziona. È la città migliore dove ambientare un romanzo. Un thriller».
Potere o libertà. Che cosa rappresenta per lei la Casa Bianca?
«Potere. La Casa Bianca rappresenta questo. La Costituzione rappresenta la libertà».
I suoi personaggi sono politici cattivi. Se li incontrasse nella vita reale che cosa farebbe? Andrebbe a cena con uno di loro?
«La gran parte dei peggiori personaggi dei miei libri, nella vita reale sono affascinanti e interessanti. Mi piacerebbe andare a cena con loro, sì. Molto meglio cenare con un farabutto che con chi parla di clima, di programmi televisivi, oppure quei personaggi che ti fanno un sacco di domande come se fosse Trivial Pursuit».
Oltre a fare lo scrittore, lei ha lavorato come consulente per alcuni politici, la stessa categoria che ora massacra nei suoi libri...
«Inventavo gli slogan per loro, ero anche proprietario di una società di produzione video e il 5% del mio business era legato alla politica. Ho provato a divertirmi. Ho trovato i politici affascinanti ed eccitanti, come gli sportivi o gli artisti. Fare il politico non è come lavorare in una corporation o fare il burocrate. Devi vendere il tuo prodotto, cioè te stesso. Ognuno dei politici è un personaggio».
È orgoglioso di aver fatto lo spin doctor?
«La parte più divertente del lavoro è stata l’amoralità: fare politica per il profitto, vendere i tuoi prodotti a chiunque paghi e fare il meglio che puoi per una persona con la quale sei totalmente in disaccordo. Con la politica ho imparato moltissime cose e soprattutto la politica mi ha dato materiale per scrivere libri per tutta la vita».
Quanto è importante saper dire bugie in politica?
«È come essere un grande venditore o un grande avvocato. Vendere un prodotto porta sempre con sé qualche bugia? Difendere qualcuno in tribunale porta sempre con sé qualche bugia? L’ipocrisia è necessaria per far funzionare la società?».
Può esistere nella realtà un bravo politico?
«La realtà è l’unica cosa che conta. Il politico deve essere bravo nella realtà. Se poi lo è in un film o in un libro non serve a niente».
Lei ha detto: «Scrivo di politica perché è il gioco più grande del mondo e fa il più alto numero di cadaveri». Che cosa le fa più paura in politica?
«La stupidità. Il mondo è un posto troppo complicato per essere governato da gente stupida».
E che cosa la spaventa nella vita?
«Il dentista».
Nei suoi libri per vincere un’elezione vale tutto. Provi a immaginare l’ultimo mese di campagna elettorale: i due candidati sono testa a testa, gli staff devono inventarsi uno scandalo per sconfiggere il rivale. Che cosa succede?
«Ci si muove in due direzioni. Una ufficiale e una non ufficiale: si cerca qualcosa nel passato dell’avversario. Qualcosa di vero che possa metterlo in crisi. Poi si aggiunge il dettaglio falso. Verosimile, ma falso.

Un esempio: si dice che l’avversario ha vissuto in Indonesia, si ricorda che l’Indonesia è un Paese islamico. Questo basta per creare la crisi. Poi, ecco il dettaglio: si racconta che l’avversario ha studiato in una madrassa. È verosimile, ma è falso. Non fa niente. Ci crederanno tutti».

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