Sulle orme di Goethe, che nel suo Viaggio in Italia cantò il proprio amore per «la terra dove fioriscono i limoni», il regista tedesco Wim Wenders annualmente risale lo Stivale. Lanno scorso lavevamo lasciato in Sicilia, con Palermo Shooting e ora lo ritroviamo in Calabria, nella Locride nota alle cronache per i misfatti delle cosche locali. Tra Caulonia, Riace e Badolato, infatti, sambienta Il volo, film-fiction in 3D (è il primo esperimento del genere, per Wim), che non ha soltanto il patrocinio dellAlto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, ma anche lusbergo produttivo della Regione Calabria, desiderosa di mettere in luce le sue eccellenze.
La regione calabra, infatti, è lunica, in Italia, ad applicare, finora con profitto, larticolo 10 della Costituzione, che dal 1947 regola il diritto dasilo. E se, nel dopoguerra, non si contavano i braccianti calabresi emigrati nel mondo, in cerca di lavoro e di sopravvivenza, oggi, mentre la questione dellaccoglienza si fa urgente, difficile censire quanti africani, curdi, palestinesi, afgani, eritrei si siano allocati nei paesini dellaccogliente costiera calabrese.
Sta di fatto che, grazie allintegrazione delle migliaia di rifugiati, paesi e borghi fantasma, abbandonati da giovani e artigiani, adesso riprendono vita e tornano a produrre. E come nelle fiabe, lidea di questo piccolo film (dura 38 minuti, ma inizialmente i minuti erano 7), interpretato dai cittadini di Riace (la cittadinanza attiva va di moda: vedi lAquila), oltre che da Ben Gazzara (nel ruolo del sindaco, doppiato da Giancarlo Giannini) e da Luca Zingaretti (ancora un uomo dordine, per Montalbano, qui prefetto), è nata da un piccolo afgano. Un bambino di otto anni, che un giorno, stanco daffrontare tre ore di pullman per raggiungere la spiaggia di Scilla, dovera impiegato come comparsa, ha detto al regista tedesco: «É molto bello quel che stai facendo qui. Ma noi siamo venuti fin qui solo per te, adesso sei tu che devi venire a Riace da noi». Naturalmente, lautore de Il cielo sopra Berlino, che tutte le sere legge la Bibbia con Donata, la moglie fotografa, non se lè fatto ripetere.
«Furono queste parole a dare un nuovo corso a Il volo. Tornato in camera, quella sera fui preso dalla disperazione. Capii che dovevo fare qualcosa: occorreva che la fiction indietreggiasse, per fare posto alla realtà», racconta Wenders, voce narrante del suo minifilm. Ecco, allora, la vicenda del piccolo Ramadullah e del suo sindaco, che collaborando con i rifugiati di Riace e con i riacesi stessi, rimettono a posto le cose.
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