da Milano
Wind chiude il primo trimestre dellanno con un utile netto pari a 14 milioni di euro in netto miglioramento rispetto alla perdita di 0,5 milioni dello stesso periodo dellanno precedente. È questo il principale risultato registrato dalla società telefonica che nei primi tre mesi mette a segno inoltre un incremento del 17,1% dell'Ebitda (margine operativo lordo). «Un risultato soddisfacente che si sta confermando anche per i prossimi tre mesi» - ha detto Paolo Dal Pino che ieri ha incontrato 300 analisti. Il manager, ex Telecom Italia, da gennaio guida la società di telecomunicazioni fissa e mobile che il finanziere egiziano Naguib Sawiris ha acquistato da Enel lo scorso anno. Per Wind i ricavi del primo trimestre sono stati pari a 1,1 miliardi di euro, in crescita del 2,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Lutile è dovuto soprattutto alla migliore performance operativa e alla riduzione degli ammortamenti delle immobilizzazioni materiali ed immateriali. Insomma Wind come promesso da Sawiris al momento dellacquisto ha risparmiato e razionalizzato ma, almeno secondo alcuni fornitori di apparati di rete, investito meno sul business soprattutto sullAdsl per le famiglie che richiede investimenti pesanti. E dunque è forse anche per questo che i ricavi della telefonia mobile (più 13%) sono cresciuti mentre quelli sul fisso sono scesi con un fatturato pari a 398 milioni di euro, ossia meno 5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. La riduzione, secondo la società, è principalmente dovuta al minore traffico internazionale, alla riduzione della clientela indiretta e degli utenti a «banda stretta». Wind afferma invece che sono cresciuti quelli più «pregiati» ossia che spendono di più, che sono quelli diretti (che sono 673mila) e a banda larga che hanno raggiunto le 658mila unità. Sono andate invece bene le cose a livello di telefonia mobile dove, oltre alla crescita del fatturato cè stato anche un aumento dei clienti che sono aumentati del 16% rispetto allo scorso anno. Ora sono 14 milioni con una quota di mercato del 19%.
Il debito scende ma resta alto.
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