Woody Allen, un genio sul lettino

Un assaggio corposo per celebrare il più europeo dei registi americani. La Cineteca Italiana omaggia, dall’1 al 17 aprile, il newyorkese Woody Allen pescando 18 tra i suoi 44 lungometraggi che hanno contraddistinto altrettanti anni di carriera (allo Spazio Oberdan, viale Vittorio veneto 2, info: 02-77406316, www.cinetecamilano.it). Quasi mezzo secolo di attività costruita su un’ironia, un’intelligenza graffiante, un senso dell’umorismo, un gusto della battuta unici nel suo genere. La grandezza di Allen è soprattutto dovuta alla sua capacità di parlare, con uguale efficacia, a spettatori di differente grado culturale. Difficilmente, dopo aver visto un suo film, esci dalla sala deluso perchè in lui è incredibile la creatività e la capacità di inventare, anno dopo anno, cinema con la «C» maiuscola. Davanti a una sua pellicola ti senti come sul lettino dello psicanalista tanto è capace di scavare nei vizi, difetti e ipocrisie del genere umano. Un genio, come ce ne sono rimasti pochi, versatile (lo apprezzi sia come regista, sia come attore, sia come autore) e con la voglia ancora di divertirsi e divertire senza fare sconti; neanche a se stesso. «Woody Allen: l’arte della commedia», parte oggi con un tris un po’ particolare, a cominciare da Anything Else che rappresenta, se vogliamo, una svolta nel suo approcciarsi al pubblico, con quell’uso ripetuto degli sguardi in macchina. In Criminali da strapazzo è evidente l’omaggio al Monicelli de I soliti ignoti, mentre con La dea dell’amore riesce a far vincere ad un’ottima Mira Sorvino il premio Oscar 1996 come attrice non protagonista, grazie a quella che viene considerata la sua commedia più divertente degli anni Novanta. Il 2 aprile, la Cineteca presenta Harry a pezzi, spiazzante autoritratto col quale Allen si è divertito a mettere in scena quel che i perbenisti americani pensavano di lui. Sempre lo stesso giorno, viene proiettato Misterioso omicidio a Manhattan, noir nel quale torna a far coppia con una scoppiettante Diane Keaton, e Tutti dicono I Love You. Sabato, vigilia di Pasqua, si parte con il recente Vicky Cristina Barcelona, seguito da Accordi e disaccordi, bellissimo omaggio agli artisti jazz dimenticati ed eccentrici, da Pallottole su Broadway che prende di mira il mondo del teatro, infine da Manhattan (giustamente considerato come sequel di Io e Annie): un vero e proprio cult che per molti motivi può essere considerato il suo capolavoro e la summa del suo fare cinema. Pasqua, invece, la trascorreremo in compagnia di Alice e il suo desiderio di adulterio e del cerebrale Ombre e nebbia. Nei giorni successivi, la retrospettiva prosegue con Io & Annie (il 7), sua consacrazione tra il pubblico che lo aveva fino ad allora snobbato e celebrata con cinque Oscar; sempre il 7 è in cartellone il divertente Broadway Danny Rose. L’8, invece, imperdibile è il suo esordio alla regia con Prendi i soldi e scappa, soprattutto se confrontato con il recentissimo Basta che funzioni. Si chiude l’11 con l’incantevole La rosa purpurea del Cairo e il 14 con il mockumentary Zelig, forse il suo prodotto più originale. Intanto, Cineteca Italiana rinnova la sua collaborazione con il Centro milanese di Psicoanalisi «Cesare Musatti»; e quale occasione migliore per mettere a frutto questa liason impreziosendo la rassegna su Allen con due appuntamenti interessanti quanto originali. A partire da quello di venerdì 9, abbinato alla proiezione Harry a pezzi: dopo il film, infatti, Pietro Rizzi leggerà una relazione dal titolo «Quando andare in pezzi non fa troppo male (almeno per gli spettatori)».

Il venerdì successivo, invece, dopo la visione di Zelig, toccherà a Roberto Goisis, sempre del centro «Cesare Musatti», relazionare il pubblico su «Zelig fra verità, finzione e adattamento: una metafora dell’attualità?». Dunque, tutti sul lettino con Woody Allen e... buon divertimento!

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