Da una parte quattro «bulli» fra i 15 e i 18 anni, dall'altra due coetanei nei ruoli di vittime. Sono questi i protagonisti di una vicenda di violenze e pestaggi conditi con quella lotta corpo a corpo, mutuata da quella greco romana, che negli ultimi tempi è ritornata alla ribalta e ha sollevato molte polemiche: il wrestling. Solo che tra i ragazzini finiti al centro di un inchiesta aperta dalla Procura dei Minori, nei combattimenti i pugni sono volati davvero.
Teatro della vicenda, per la quale il pm minorile Vittorio Pilla ha indagato quattro adolescenti per violenza privata e lesioni, è stato il convitto di un istituto professionale, fuori Milano. In una di quelle stanze a sei letti, generalmente di sera prima di coricarsi o comunque quando c'era un po' di tempo libero, quattro allievi più aggressivi degli altri per mesi hanno continuato a compiere «atti di prevaricazione e bullismo» nei confronti dei due compagni più fragili. Finché una delle due vittime non ce l'ha più fatta e ha parlato.
Ha cominciato a rispondere alle domande della madre preoccupata per lividi ed escoriazioni notati sulle braccia e sulle gambe del figlio quando tornava a casa dall'istituto. E così il ragazzino ha rivelato che lui e il suo compagno fin dall'inizio dell'anno erano stati presi di mira dai quattro: pestati e obbligati a combattimenti di wrestling. La madre ha parlato con la direzione dell'istituito che ha denunciato il caso alla magistratura
Dall'inchiesta, avviata qualche settimana fa, e dalle denunce è venuto a galla una sorta di «nonnismo» tra minorenni con un «gruppo di prevaricatori» che, oltre a malmenare gli altri due, li avrebbe costretti a lottare l'uno contro l'altro imitando le acrobazie e le finte brutalità del wrestling. In più a chi tra i due combattenti perdeva, veniva riservata una punizione.
Ma il calvario non era finito: anche i quattro «più forti», a turno, imitando i lottatori visti magari in tv improvvisavano un combattimento, scegliendo naturalmente come avversario una delle due vittime. Il malcapitato, da quanto accertato, veniva sollevato e ributtato a terra, oppure afferrato per i capelli o spintonato con violenza.
Alle due vittime sono state riscontrate escoriazioni, contusioni, bruciature sulla pelle e altre lesioni guaribili entro i venti giorni.
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