Zaccagni in aula: "Pino Caminiti aveva ottimi rapporti con l'Inter"

L'imprenditore dei parcheggi di San Siro sull'ultrà che per i pm era "emanazione della 'ndrangheta"

Zaccagni in aula: "Pino Caminiti aveva ottimi rapporti con l'Inter"
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Giuseppe "Pino" Caminiti "era in buonissimi rapporti con la dirigenza Inter, era visto bene dal dottor Marotta e anche dai magazzinieri, aveva rapporti con Lautaro e la moglie, col direttore dell'area tecnica Ausilio e con gli allenatori Conte e Inzaghi e col figlio di Inzaghi". Gherardo Zaccagni parla in aula e tocca nervi scoperti. Lui è l'imprenditore della Kiss&fly, società che gestiva i parcheggi fuori dal Meazza. È stato sentito come teste assistito (è testimone ma anche imputato in un procedimento collegato, quindi affiancato da un difensore) nel processo per corruzione tra privati a carico del consigliere comunale e regionale, Manfredi Palmeri. Mentre Caminiti è stato condannato in primo grado in abbreviato a cinque anni dopo l'inchiesta Doppia curva ed è a processo per un omicidio del 1992. Considerato dagli inquirenti "diretta emanazione della 'ndrangheta" negli affari intorno a San Siro.

Nessuno dei vertici o giocatori dell'Iter risulta indagato. Ieri davanti alla Seconda sezione penale, presieduta dal giudice Giuseppe Cernuto, Zaccagni ha risposto alle domande del pm Paolo Storari e del difensore di Palmeri, l'avvocato Domenico Aiello. L'imprenditore, che ha già patteggiato due anni e due mesi anche per la presunta corruzione di Palmeri, ha descritto il ruolo di Caminiti, assunto come dipendente della Kiss&Fly a 4mila euro al mese per garantire la "tranquillità" dei parcheggi per conto della Curva nord. Ma non solo sul fronte ultrà. Caminiti era il "nostro referente per l'Inter, i suoi rapporti erano buonissimi con la dirigenza, gli davano anche le chiavi delle loro macchine". Ancora: "Ho cercato di mettere persone sulla base dei feedback positivi che arrivavano dalla società". Sul versante Milan invece, sempre stando alla testimonianza, "il nostro referente era Aldo Russo", fratello di Mauro Russo, arrestato in un altro filone dell'inchiesta, ex esponente della curva nerazzurra ed ex socio in affari di Paolo Maldini e Bobo Vieri (non coinvolti). "Aldo Russo aveva un approccio diverso rispetto a Caminiti, il Milan era molto contento di Aldo, per noi Aldo lavorava come libero professionista e con fattura e aveva ottimi rapporti con Galliani, anche quando è andato al Monza". Aldo Russo, ha proseguito Zaccagni, "è diventato poi l'interlocutore anche sulla parte Inter, dopo alcuni articoli che sono usciti su Caminiti".

Manfredi Palmeri risponde di corruzione con 15mila euro e il quadro dell'artista cinese Liu Bolin Duomo, Milano, del valore di 11mila euro, in qualità di manager della società MI-Stadio. Qui Zaccagni ha negato che Palmeri gli abbia chiesto denaro per l'affidamento del servizio di parcheggi da parte della società privata concessionaria dello stadio e partecipata da Milan e Inter. "Non mi ha mai detto di volere una sua parte e ha sempre detto non sono io che decido, non possiamo mettere giù una bozza, la devo sottoporre a chi di dovere".

Il teste ha parlato di regali reciproci - "Palmeri mi ha regalato una bellissima cravatta" - e di "gratitudine" da parte sua e della sua famiglia per avergli organizzato il matrimonio a Palazzo Reale. Si torna in aula il 4 novembre. Tra i testimoni nel processo anche il presidente dell'Inter, Giuseppe Marotta.

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