Carissimo Zaccheroni, come se la passa in Giappone?
«Per il momento bene. C’è stata una catastrofe vera e propria: è stato lo tsunami a fare danni, non il terremoto. Si contano 100 mila giapponesi colpiti dalla tragedia, bambini senza più genitori e una centrale nucleare messa in crisi. Eppure il paese si è rialzato in piedi».
Ha fatto notizia in Italia la foto di quell’autostrada riparata in 6 giorni...
«È un popolo incredibile. Pensi: da giorni vengono in 15 mila agli allenamenti della nazionale e tutti hanno versato qualcosa. Noi dello staff ci siamo disposti dinanzi ai cancelli per ringraziarli uno per uno».
Che derby sarà?
«Difficile fare l’indovino, meglio soffermarsi sulla fotografia delle due squadre. Il Milan ha una spina dorsale notevole: pensate a Nesta-Thiago più Van Bommel più Boateng più Ibrahimovic. L’Inter ha molta qualità offensiva. Tra le due, penso sia più estroso il Milan, Eto’o a parte naturalmente».
D’accordo ma Allegri è senza Ibrahimovic...
«Io ho visto il Milan, dal vivo, alla prima apparizione di Ibra, a Cesena. In quella circostanza scoprii una squadra a mal partito, non avevano ancora capito come servirlo. Poi hanno trovato la soluzione al problema. L’assenza dello svedese pesa, pesa molto. Non a caso ha vinto dappertutto negli ultimi 8-9 anni».
L’Inter non sembra conoscere ostacoli...
«Mi ha colpito il suo calcio coraggioso. Come tutte le squadre che giocano con coraggio, a volte si espone a qualche rischio. Difficile, penso io, che possa finire 0 a 0».
Se l’aspettava che Leonardo potesse lavorare così bene ad Appiano Gentile?
«No, devo ammetterlo: mi ha sorpreso. Io lo conosco bene Leo, l’ho avuto come calciatore al Milan ma non c’è nessun paragone tra il Leonardo, pacato e riflessivo, visto sulla panchina del Milan e quello interista. Avete visto come si agita, come si muove? Si vede che è ipermotivato. La rimonta interista non deve sorprendere: sono stati gli infortuni e il rigetto dello spogliatoio nei confronti di Benitez a determinare il ritardo iniziale».
Cosa le ha raccontato Nagatomo?
«Mi ha riferito che è stato accolto ad Appiano da un clima familiare: credo sia un altro requisito capace di spiegare la cavalcata nerazzurra».
Caro Zac, anche lei passò dal Milan all’Inter senza provocare i mal di pancia che si avvertono nelle viscere del tifo rossonero. Come lo spiega?
«Semplicissimo: il mio non fu un passaggio traumatico, andai prima alla Lazio, tre anni dopo mi presentai a San Siro sulla panchina interista. Altra differenza: Leo ha scelto di tagliare il cordone ombelicale, io sono stato mandato via dopo l’eliminazione col Deportivo La Coruna».
Leonardo, parlando del presidente Berlusconi, ha scomodato Narciso, usando espressioni offensive. Che rapporto ha avuto lei col presidente rossonero?
«Quella del dissenso politico fu una leggenda metroplitana, mai stato comunista, lo sapevano bene tutti. Il rapporto umano fu eccellente, nei tre anni di mia permanenza a Milanello. La presenza di Galliani mi consentiva di lavorare in assoluta indipendenza e tranquillità. Col presidente eravamo in piena sintonia tranne che su un punto: io schieravo la difesa a tre, lui era convinto che servisse la linea dei quattro. Feci sempre di testa mia e dopo l’insuccesso di Champions venni esonerato: non ci furono nè litigi nè rimorsi».
Cosa deve temere di più il Milan dell’attuale Inter?
«Mi ha sorpreso il talento di Ranocchia, non lo conoscevo. Chi cambia marcia all’Inter e inerzia alla partita è uno solo: Maicon. Se viaggia lui, l’Inter vince: è una squadra piegata a destra».
Cosa pensa di Allegri?
«I risultati ottenuti al primo anno di Milanello parlano a suo favore. Calcisticamente è molto razionale, ha idee e le applica con coraggio».
Le brucia quel derby del 2004: vincevate 2 a 0 all’intervallo e finì 3 a 2 per il Milan...
«Abbiamo preso 3 gol da 35 metri! Non ci facevamo grandi illusioni, all’intervallo, il Milan era meglio di noi. Il rimpianto fu non essere rimasto in sella a fine stagione nonostante il quarto posto».
Chi la spunterà alla fine?
«Il Milan ha un piccolo e un grande vantaggio: il
Nessuna speranza per un terzo incomodo?
«Starei attento all’Udinese, è in salute, è veloce, non ha niente da perdere».
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