Zaia e i due bicchieri di vino: "Il 98% degli incidenti non è causato dall'alcol"

Dopo aver difeso strenuamente la vecchia abitudine di bere un paio di bicchieri a cena, il ministro delle Politiche agricole torna a sponsorizzare l'italica abitudine al brindisi. Naturalmente senza alzare troppo il gomito

Zaia e i due bicchieri di vino: "Il 98% degli incidenti non è causato dall'alcol"

Dopo aver difeso strenuamente la vecchia abitudine di bere un paio di bicchieri a cena, Luca Zaia torna a sponsorizzare l'italica abitudine al brindisi. Naturalmente senza alzare troppo il gomito. Proprio così: perché gli incidenti stradali causati dall'alcol sono appena il 2 per cento, e per questo motivo il ministro delle Politiche agricole invita a riflettere su chi addossa al vino le cause delle stragi stradali, ponendo dieci domande che accendono i riflettori su tanti altri fattori che determinano l'altro 98% degli incidenti.
L'occasione di una visita a Pantelleria nella tenuta vitivinicola Donnafugata, produttrice di passito e moscato doc, è l'occasione per il ministro di abbracciare le sorti dell'agricoltura «eroica», quella cioè svolta in condizioni di territorio impervio e clima secco, come appunto nell'isola siciliana. Ma, soprattutto, è l'occasione per difendere le sorti del vino «da una demonizzazione che rischia di far sparire la viticoltura».
«Alcol e guida vanno d'accordo - commenta Zaia - e bere due bicchieri di vino a pasto rientra appunto nei limiti dello 0,5 milligrammi di alcol consentito dalla legge». Al ministro si contrappone la linea della tolleranza zero sollevata nei giorni scorsi da medici e scienziati e oggi abbracciata anche dagli autotrasportatori: «La tutela della vita umana deve essere collocata al primo posto di una scala dei valori, mentre le comprensibili lamentele dei ristoratori e, più in generale, di coloro che operano nel settore enogastronomico, devono essere collocate in una posizione di evidente subalternità», attacca Paolo Uggè, presidente nazionale della Federazione autotrasportatori italiani.
Le domande di Zaia partono dall'invito a denunciare gli effetti pericolosi alla guida di farmaci come antidepressivi, antistaminici, sedativi e tranquillanti il cui consumo continua a crescere. Ma anche le molte ore alla guida, l'uso del cellulare al volante, il mancato rispetto delle più elementari regole della strada, il cattivo stato di manutenzione dell'auto, l'uso di droghe, una segnaletica non sempre all'altezza, hanno il loro peso nel bilancio di morti e feriti sulla strada. E anche sul fumo alla guida il ministro chiede perché nessuno si interroghi sul fatto che in Italia manchi un divieto, come già avvenuto in Gran Bretagna, considerato che la sigaretta è fonte di distrazione.
L'appassionata difesa del vino intrapresa da Zaia, va ricordata, avviene in un momento critico per il comparto che risente della crisi internazionale. La crociata alla tolleranza zero sul tasso alcolemico, spiega il ministro senza tanti giri di parole come sua abitudine, «rischia di essere il colpo del ko».

«Il vino da dessert, come il passito e il moscato, nonchè grappe e limoncelli già sono spariti dai ristoranti per via dei limiti al consumo di alcol - conclude il ministro -. Così si mette in ginocchio il settore. Io mi occupo di un milione e settecentomila aziende che hanno diritto a sopravvivere».

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