«Su Facebook la foto non va messa / se sei cessa» gorgheggia Checco Zalone, uno che gira in Porsche ma l’ha attrezzata a Gpl, sette euro un pieno, pensa che il cous cous sia roba per i pesci e che gli arabi vivano «nell’islam», ha ereditato dal nonno un trullo in provincia di Milano «che è una vera cacata », giudica le donne in base alla misura delle tette e se si innamora di una che ce l’ha piccole, spera «che guarirà», è padrino in un battesimo in cui si comincia a mangiare alle due del pomeriggio, a mezzanotte si sta ancora a tavola «poi ci stanno i fuochi e ci facciamo una spaghettata»... Suo padre, militare pugliese che mangia cozze crude già a colazione, non si perde una «missione umanitaria» che è una, perché «c’ho il mutuo di casa da pagare» e spera che l’Iran dichiari guerra all’Occidente per poter lasciare la «trincea domestica» dove la moglie lo tiranneggia; un suo zio, maresciallo dell’Arma, fa chiudere al traffico il paese se deve fare una festa in famiglia; l’altro suo zio, brigadiere della Forestale, sradica per il nipote alberi di ulivo da usare come regali; c’è una zia sensitiva, una nonna che fa ininterrottamente la maglia, una mamma che fa la perpetua e stravede per il proprio «bambino», trentenne senza né arte né parte, ma con la fissa di fare la «securiti », ovvero la guardia di sicurezza. «Dove volete andare, sbracciati così, con queste zoccolette ai piedi?» dice perentorio alla delegazione del Dalai Lama in visita dal vescovo di Milano... Se tutto questo non vi fa ridere, non è colpa nostra ed è meglio che non andiate a vedere Che bella giornata , la pellicola campione d’incassi e fenomeno di stagione... Noi che, come la maggioranza degli spettatori, siamo gente semplice, rideremo anche per voi. Se c’è una cosa che Checco Zalone fugge come la peste è «il dibattito» e non gli faremo il torto di fare un esame sociologico del suo film, né ci sogneremo di darne una lettura politico- ideologica (fidatevi, è già in corso, c’è già nell’aria la tremenda accusa di «qualunquismo », il «popolo bue che ormai ride di tutto», «il berlusconismo che ha avvelenato la nazione e ucciso la comicità intelligente » e insomma cose così, ci siamo capiti, non per nulla abbiamo fatto il militare a Cuneo...). Il fatto è che Zalone è bravo, non è bello ma se ne frega, è la rappresentazione plastica nella sua esasperazione di un Paese dove spesso l’italiano è un optional e le lingue straniere un guazzabuglio, si cerca di essere politicamente corretti ma ogni due per tre si sbraca, perché poi c’è comunque la presunzione che in fondo siamo meglio degli altri: mangiamo meglio, viviamo meglio, facciamo meglio l’amore... Lo confessiamo: l’idea che per sconfiggere il terrorismo islamico sia sufficiente far mangiare le cozze crude all’arabo di turno, più che surreale è divina. Noi ormai siamo mitridatizzati e il cagotto non ci tocca, loro sono ancora anime semplici e si ritrovano sfiniti sul water... E anche il Ramadan, visto nell’ottica dell’italianità pastasciuttara, o meglio amante della tiella di riso, patate e cozze, ha una sua sanità. Perché, come canta Zalone, «la donna non si fa grassa»... In fondo abbiamo tutti uno zio di Bisceglie, un cognato del Cosentino, un suocero emigrato dal Sud nel profondo Nord. Anche Bossi ha una moglie siciliana e se ha messo al mondo un figlio trota invece che un maschio capitone non se la deve prendere con noi, ma con il destino che, si sa, è cinico e baro. Checco Zalone è un nome d’arte: letto di seguito, senza interpunzione, in pugliese vuol dire uno sopra le righe, volgare, sfrontato, ma non antipatico, non necessariamente stupido ma neppure un campione d’intelligenza. Cozzalone è il Borghezio antiabruzzese, il D’Alema che da St Moritz ti va a precisare che no, non porta cachemire, ma indumenti di seconda mano... Cozzalone è anche il senatore Dell’Utri quando sostiene che la Mondadori è di sinistra perché non gli ha pubblicato i supposti Diari della Buonanima: dal che si deduce che la Rizzoli siglata Bompiani, dove sono invece usciti, sia un covo di fascisti e Paolo Mieli il nuovo Bottai (o il nuovo Starace, direbbero i maligni che non credono alla loro autenticità).
Cozzaloni siamo anche noi italiani che votiamo una classe politica però poi la disprezziamo, evadiamo il fisco ma imprechiamo contro il governo ladro, siamo per la meritocrazia, ma vogliamo la raccomandazione, eccetera, eccetera, eccetera. Mamma mia, ci manca solo che ci mettiamo a fare il dibattito...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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