Lo covava da tempo e adesso, quando mancano meno di 10 settimane al voto politico nazionale, lo ha messo in pratica. Insieme ad un plotoncino di altri dirigenti «udiccini» scontenti (raccolti un po in tutte le regioni) che adesso non hanno alcun problema a chiamarsi «ex» e a definirsi invece, con rinnovato orgoglio, dei neo-democristiani. Uno di loro si chiama Domenico Zambetti, attuale assessore allAmbiente in Regione, oltre che coordinatore lombardo (ovviamente, «dimissionario») del partito di Pierferdinando Casini.
Appunto, Casini. Il vero motivo scatenante questa nuova diaspora allinterno della galassia cattolica che, gira e rigira, continua ad avere nella vecchia Democrazia cristiana il proprio polo dattrazione più forte. Per non dire lapprodo sempre sicuro per ogni militante di centrodestra quando tutto va male. O, magari, non si è verificato ciò che si desiderava.
Per esempio, «la riunificazione dei partiti cattolici, un progetto che è andato progressivamente svilendo nel tempo - spiega proprio Zambetti - per colpa del cesarismo assoluto del nostro numero uno». Leggi appunto, il presidente della Camera, affetto - sempre secondo il coordinatore lombardo - da «un edonismo spropozionato: la goccia che ha fatto traboccare il vaso, per quanto mi riguarda, è stata la sua ultima scelta di impossessarsi del simbolo dello scudo crociato per la sua, personale, campagna elettorale. Quando lha messo in pratica, ho deciso di andarmene». Per appunto chiedendo asilo alla Nuova Dc di Gianfranco Rotondi, «a cui va il merito - sottolinea Zambetti - di aver capito prima degli altri dove saremmo andati a finire. È stato un eroe! Non avrei potuto accettare di andare in altri partiti se non nel suo, per una scelta di identità e dove ritroverò tanti amici del Cdu, coi quali si potrà tornare a fare politica vera, alla vecchia maniera: ultimamente nellUdc mancavano confronti e dibattiti interni ed eri bravo solo se portavi nuovi iscritti e voti. Persino i congressi regionali sono stati sospesi, salvo poi accorgersi sul sito nazionale del partito che lo scorso fine settimana avrebbe dovuto svolgersi quello lombardo. Eppoi questo antiberlusconismo sfrenato non lho mai condiviso, a volte eravamo peggio della Margherita». Così stamattina inizia per Zambetti una nuova avventura («con la Dc supereremo agevolmente il quorum del 2%»), seppur non priva di spine. A cominciare dal mantenimento del suo posto in giunta regionale, assessorato che lUdc ora reclamerà ma che Zambetti non sembra molto intenzionato a lasciargli, nonostante linvito arrivatogli ieri pure dalla Lega («non si può tollerare che chi cambia casacca mantenga quel posto», la contestazione sollevata dal capogruppo Zanello): «Quando si aprirà ufficialmente il caso, ne discuteremo. Ricordo comunque che la Dc finora ha solo ottenuto le segreterie di Camera e Senato, un posto in Regione Lombardia glielo si potrebbe lasciare...» la butta lì Zambetti. Un «caso» che il governatore Roberto Formigoni ieri non ha voluto aprire, definendo la nuova Dc «un arricchimento dellofferta elettorale della Cdl che aumenta le nostre chance elettorali».
La Nuova Dc «non vuole fare la guerra all'Udc» ha tenuto a precisare il suo attuale leader Rotondi. «Noi - spiega - vogliamo marcare una distinzione perché loro sono diventati ormai la lista Casini. In attesa che rinasca la Dc siamo riusciti a mettere insieme la vecchia famiglia della Cdu di cui era presidente Formigoni e segretario Buttiglione».
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