Zapatero bussa al G20, ma trova la porta chiusa

Zapatero bussa al G20, ma trova la porta chiusa

Alessandro M. Caprettini

«Mobilitarsi e intraprendere azioni indispensabili per sostenere crescita e occupazione e, in questo quadro, definire proposte e posizione comune europea in vista del G20 che si terrà a Washington il 15 novembre per avviare le riforme necessarie del sistema finanziario internazionale». Messo così, con la firma in calce di Nicolas Sarkozy, sembrerebbe che il pranzo riservato di quest’oggi tra i 27 capi di Stato e di governo della Ue - esclusi dal desco i ministri e perfino gli ambasciatori - sia un appuntamento storico.
In realtà il vertice Ue convocato dalla presidenza francese e che non si protrarrà più di 3-4 ore, e al quale Berlusconi giunge direttamente da Mosca, con notizie fresche sul contenzioso aperto tra Bruxelles e la Russia, serve a fare il punto e a lenire tante ferite. In primo luogo quelle sofferte (e strillate) da José Luis Zapatero, offesissimo per non aver ricevuto alcun invito a Washington visto che la Spagna non fa parte né del G8 né del G20. «Abbiamo ragioni e argomenti per prender parte al summit!», ha protestato il premier iberico qualche giorno fa in Salvador, cercando solidarietà dal mondo latino-americano. Niente da fare. Anche l’idea di Sarkozy di presentarsi come presidente Ue e di lasciare il posto di Parigi a Madrid, non ha avuto seguito.
La stampa spagnola accenna maliziosamente all’ultima «vendetta» di un Bush con un piede già fuori dalla Casa Bianca a causa del ritiro dall’Irak deciso da Zapatero un minuto dopo aver battuto Aznar. Ci può anche stare, visto che il primo ministro spagnolo s’è affrettato ieri a far sapere di sentirsi in completa sintonia con Obama e che un paio di suoi ministri hanno già dato il via libera all’impiego di nuove truppe (per ora 800 soldati) in Afghanistan, dove il neo-eletto presidente Usa ha detto di voler rafforzare la presenza contro il terrorismo. Ma al di là di questo c’è una Spagna ancora fuori dal giro dei vertici mondiali e su cui si aggrava la crisi: proprio di ieri il crollo dell'indice della produzione industriale registrato a settembre (-8,8%), l’annuncio della recessione nel 2009 dato dal Fmi (-0,7%) e, più preoccupante forse per Zapatero, il record negativo di popolarità mai toccato (un 4,73 su scala 1-10) che fa il paio col pareggio raggiunto dai popolari di Rajoy rispetto al Partito socialista (39,7% ad entrambi). Importante per tutte queste ragioni farsi immortalare a Washington a fianco di Obama, che - invitato personalmente da Bush - sarà della partita. Ma per ora, il lasciapassare non c’è. Anche perché Olanda e Polonia sono scese sul piede di guerra facendo sapere che non si considerano certo inferiori alla Spagna.


Nel corso della colazione di lavoro dei 27, comunque, Sarkozy pare intenzionato a chiedere di dargli via libera per intimare agli Usa e agli altri di avere «soluzioni concrete entro 100 giorni» alla crisi finanziaria, e di studiare provvedimenti sull'economia reale.

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