E venne il giorno della controffensiava putiniana. Non molto rilevante nelle piazze (qualche migliaio di militanti di Russia Unita e dei Nashi, il movimento giovanile del partito), ben più significativo nei messaggi lanciati all’indomani della sfida di massa dei contestatori della regolarità delle elezioni del 4 dicembre. Putin, consapevole che il tema dei brogli rischia di caratterizzare il vertice Ue-Russia di giovedì e venerdì prossimi a Bruxelles, mette le mani avanti: le frodi, ha detto ieri, possono riguardare al massimo lo 0,5 per cento delle schede, una quantità così modesta da non poter inficiare in alcun modo la validità complessiva della consultazione e tantomeno i suoi risultati. I contestatori possono quindi manifestare quanto vogliono, chiarisce il premier e futuro (ri)candidato presidente: i risultati sono quelli e non saranno messi in discussione.
Resta il fatto che il solo fatto del ricorso a una manifestazione di sostegno al governo (oltretutto assumendosi il rischio di una figuraccia comparativa) testimonia dell’insicurezza di Putin e del cambiamento oggettivo della situazione. Il blocco sociale che si oppone al consolidarsi di quello che percepisce come un regime si va rafforzando e il bis già convocato per sabato 24 suona come la prosecuzione della sfida.
Non è tutto. Putin dovrà affrontare alle presidenziali del prossimo marzo un avversario temibile e determinato, il miliardario Mikhail Prokhorov. Il 46enne «re dell’oro e dell’alluminio», uno degli uomini più ricchi della Russia, aveva già tentato di scendere in politica prendendo la guida, a giugno, del partito Causa Giusta. Poi una fronda interna, cui il Cremlino non parve estraneo, lo ha indotto a lasciare il partito due mesi prima delle elezioni del 4 dicembre. Lo stesso Prokhorov aveva accusato l’ideologo di Russia Unita, Vladislav Surkov, di aver ispirato i dissidenti. Il magnate ha promesso di svelare la sua agenda politica dopo aver raccolto le firme necessarie per registrarsi ufficialmente come candidato e di creare «da zero» un nuovo partito che sia «dei risultati e non delle chiacchiere».
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