«Zelig è la mia vita Ma adesso penso ai film seri»

Ferruccio Gattuso

da Milano

«Sono di nuovo a Zelig gonfia di cortisone e di gratitudine»: non poteva che scegliere una battuta, Anna Maria Barbera alias Sconsolata, per spiegare il suo ritorno, l’altro ieri, a Zelig Circus. Lo show di Canale 5 (che l’altra sera ha stravinto la sfida dell’audience con 6.803.000 spettatori e uno share del 28.34%) sta invitando a turno i volti simbolo della propria fortunata parabola e ora è toccato a lei. Prima dell'ormai annunciata pausa di riflessione della banda Bisio, Sconsolata ha riportato le proprie misure over-size e la propria dialettica sudista a difesa della donna.
Ci vuole spiegare perché lo strano cocktail, di cortisone e gratitudine?
«Bè, la seconda è facile da intuire: per Zelig e il suo pubblico ho eterna gratitudine. Lì ho conquistato il successo, ho inventato un personaggio che, in fondo, ha inventato me. Il cortisone, purtroppo, è la conseguenza di un grave problema di salute: ho rischiato la cecità per una strana malattia virale che si chiama neurite ottica retrobulbare».
I fan di Sconsy attendono da tempo il ritorno in tv.
«In questi anni ho lavorato sul set, e poi la tv un po' ha maltrattato Sconsolata».
Vale a dire?
«Diciamo che il personaggio è stato richiesto in modo poco sincero, non c’era molto rispetto per il mio lavoro. A un personaggio ci si avvicina come si fa coi sentimenti: ecco, io con Sconsy pensavo all'amore, mentre alcuni pensavano al sesso. A volte a Sconsy si chiedeva di sollecitare la risata in modo un po' greve, la si voleva usare in modo un po' volgare. E comunque non voglio vivere di rendita sul personaggio».
Anna Maria Barbera cambia strada?
«Sconsy rimane un capitolo importante e non muore: tanto è vero che insieme ad Abatantuono ci siamo divertiti nel sequel di Eccezzziunale... veramente.

Ma resto un'attrice di formazione non solo comica. Tra breve uscirà Ma l'amore sì, un film con Alessandro Haber e la regia di Marco Costa e Tonino Zangardi, che mi vede in un ruolo ironico e drammatico, una donna calabrese che emigra a Roma».

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