Zidane e Francia in cattedra spengono le stelle del Brasile

Zizou lancia Henry nel gol che decide la sfida

Riccardo Signori

nostro inviato da Francoforte

Ci voleva un giocatore da favola e questo mondiale lo ha trovato. Ieri sera nella dolce notte di Francoforte, Zizou Zidane ha rispolverato il calcio da leggenda dei grandi campioni, unico brasiliano in campo per dimostrare che il suo addio dev’essere un galà da mandare alla memoria. E la Francia va, come nel ’98, anche stavolta si mangia il Brasile. Ronaldo china ancora la testa, gli altri ieri sera non l’hanno mai alzata. Il Brasile lascia la Germania senza aver mai raccontato il suo calcio spettacolo. Ci ha mostrato gli attaccanti più grandi del mondo e ieri non ne hanno cavato neppure la miseria di un gol. Aveva il talento, ma pure la presupponenza del sentirsi grande senza dimostrarlo. Irretito dal bel giocare di un maestro di 36 anni, avvelenato dal gol di Thierry Henry, cobra sbucato per pochi attimi dalla sua tana. Un gol e quel gioco che ha fatto epoca, una squadra un po’ invecchiata ma che non dimentica la classe: ed ecco la Francia nelle quattro del mondo. Come prima, più di prima. Un mondo calcistico made in Europa che ha quattro semifinaliste mondiali per la prima volta dal 1982.
Meraviglioso il pubblico, stadio come un quadro di mille colori, ma per un tempo la partita è stata degna d’uno sgorbio: Brasile e Francia hanno buttato tempo e speranze, senza render giustizia alle voglie di calcio della gente tifosa. Parreira sapeva di rischiar troppo ed ha lasciato Adriano in panchina per cercare forza fisica e un po’ di estro con Juninho Pernambucano, terzo uomo del Lione in campo insieme ad Abidal e Malouda. La Francia non ha fatto una piega ed ha cominciato a giocare la sua partita con il solito deficit d’attacco (solo Henry), ma con l’unico vero brasiliano in campo. Zidane ha cominciato a divertire e divertirsi, con colpi che volevano lasciare il segno e il ricordo. Senza di lui il primo tempo sarebbe stato noia infernale. Brasile pretenzioso e senza sostanza, Ronaldo pronto ad intercettare un paio di palloni ma nulla più, Kakà senza ritmo e chiarezza di idea. Ronaldinho e il suo jogo bonito svaniti nelle chiacchiere.
Il Brasile ha faticato a calibrar partita. La Francia ne ha approfittato sfruttando il gioco di fascia e il ritmo moviola di Cafu e Roberto Carlos, ha capito che poteva crederci. Vieira e i centrocampisti hanno preso consistenza. Zidane si è mangiato tutti i giovani leoni dell’altra sponda e sul finire del primo tempo ha inviato Vieira in un contropiede da leggenda, se Juan non fosse intervenuto rudemente ad interrompere la corsa, con un fallo che, in altre partite, sarebbe stato da espulsione. In questo senso l’arbitro ha avuto occhio benevolo per i brasiliani, snobbando un intervento di Lucio su Henry che poteva invitare al rigore.
No, la Francia doveva conquistarsi il gol ascoltando il rullar di tamburi di Zidane che ci ha provato con una punizione, poi calibrando pallone sulla testa di Vieira all’inizio della ripresa. Niente, però il secondo tempo ha dato immediato segnale che la partita non sarebbe stata lenta, monotona e noiosa come nel primo. Ed, infatti, tempo 11 minuti e l’ennesimo invito di Zidane ha finalmente trovato il piede morbido di Henry che s’è mangiato la difesa brasilera, ha sfruttato la dormita di Gilberto Silva ed ha mandato la Francia al decollo.
A quel punto il Brasile ha rischiato il panico, la Francia filava come un missile. Ribery instancabile, Zidane inafferrabile, Vieira gladiatorio. Parreira ha ricomposto il quadrilatero magico con Adriano, ma la stralunata componente umana è stata superiore alla magia. La Francia ha rischiato due volte il raddoppio, nel giro di dieci minuti. Ribery non ci ha preso: alla prima Juan ha rischiato l’autogol, alla seconda ci ha pensato Dida. Pareira ci ha provato con Robinho.

Tempo perso. Ronaldinho e Ronaldo hanno cercato l’ultimo colpo di vita. Troppo tardi. Il pallone d’oro anche ieri sera è stato un pallone di piombo. E Ronaldo un gattone appisolato. La Francia gli rovina sempre la vita e i sogni.

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