Zidane: «Materazzi ha offeso le donne della mia famiglia»

Il francese in tv chiede di punire l’azzurro. Che replica: «Nessun insulto razzista o a sua madre. Ho perso la mia, non lo farei mai»

Alberto Toscano

da Parigi

«Bisogna punire il vero colpevole e il colpevole è colui che provoca!», dice Zinedine Zidane dalle telecamere della rete televisiva Canal Plus. È la prima intervista da quando, domenica sera allo stadio di Berlino, il giocatore si è scagliato furiosamente contro il petto di Materazzi durante la finalissima di Coppa del mondo. Finora aveva tenuto le labbra cucite. Dopo la partita non era neppure andato a ritirare la sua medaglia per il secondo posto. Lunedì a colazione era stato all'Eliseo dal presidente Jacques Chirac insieme agli altri giocatori della nazionale. Poi aveva salutato qualche migliaio di tifosi dal balcone dell'Hotel Crillon, di fronte alla Place de la Concorde. Adesso è finalmente la volta delle spiegazioni.
Sono spiegazioni ambigue e per certi versi deludenti. Zinedine Zidane si scusa, ma non rimpiange il proprio gesto. «Il giocatore italiano mi ha preso per la maglia una, due, tre volte. Io gli dico: se è la mia maglia che vuoi, te la regalo alla fine della partita. Lui comincia a dirmi parole molto dure. Molto molto dure». A questo punto l'intervistatore gli chiede se si tratti di insulti a sua madre, alla sua famiglia e Zinedine Zidane fa capire che le cose stanno proprio in quel modo. Però si limita a dire: «Parole molto dure, insulti che sono talvolta peggio dei gesti». E aggiunge: «Io lo ascolto una volta, poi due volte. Mi allontano per non sentire ciò che mi dice e lui continua a ripetermelo. Avrei preferito prendere un colpo che sentire quelle cose». Intanto, dall’Italia, Materazzi fa sapere: «Non gli ho detto nulla che riguardasse razzismo, religione e politica. Non ho parlato neppure della madre. Ho perso la mamma a 15 anni e ancora adesso mi commuovo a parlarne. Naturalmente non sapevo che la sua fosse in ospedale, le faccio i miei migliori auguri», e aggiunge: «Zidane è da sempre il mio mito, lo ammiro molto». In serata, lo stesso francese confermerà: «Le offese non erano a carattere razzista». Ma ecco la liturgia delle scuse andata in onda. «Io chiedo scusa a tutti coloro che hanno visto quello spettacolo in televisione - ha spiegato Zizou -. So che uno o due miliardi di persone avevano gli occhi puntati sui teleschermi e hanno visto ciò che ho fatto. So che c'erano tantissimi bambini e chiedo scusa perché non è stato un bell'esempio». Ecco allora l'intervistatore chiedere a Zinedine Zidane se rimpianga il gesto ai danni di Materazzi. Risponde senza esitazione: «Non posso rimpiangere il mio gesto. Se lo rimpiangessi, vorrebbe dire che il giocatore italiano ha avuto ragione a dire quel che ha detto, ad affermare quel che ha affermato. Non posso proprio rimpiangerlo».
Poi il numero 10 (anzi, ormai ex numero 10) della nazionale francese si mette a dar lezioni di morale ed afferma: «Chi dà dei giudizi parte sempre dalla reazione di una persona che è stata provocata e mai dall'atto della provocazione. Il colpevole è colui che provoca non colui che risponde alla provocazione. Credete forse che io mi sia divertito a compiere quel gesto? Era la mia ultima partita, mancavano pochi minuti alla fine della mia ultima coppa del mondo e della mia carriera. Non avrei reagito se la provocazione non fosse stata molto grave». E ancora: «Il mio gesto è imperdonabile, me ne rendo conto».


Come dire: nessuno può assolvermi, ma per la punizione rivolgetevi altrove! L'ultimo dribbling di Zinedine Zidane non ha l'aria d'essere il meglio riuscito della sua lunga e gloriosa carriera. Comunque i francesi sembrano mettersi dietro di lui: verso il numero 10 c'è un'ondata di perdonismo buonista.

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