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Zone, il nuovo capo finiano balla da solo

«Nessun rancore». La nuova punta di diamante dei finiani milanesi, Manfredi Palmeri, ha lasciato il Pdl senza sbattere la porta. E così i suoi (ex) uomini nei Consigli di zona salutano lui: «Senza rancore», sintetizza Marco Anguissola del Consiglio di zona 8, che al presidente del Consiglio comunale, un tempo suo riferimento, manda a dire che «è il Pdl la casa dei moderati, la casa italiana del Ppe». «Manfredi è una persona che stimo molto - aggiunge Anguissola - e questo non viene meno. Gli dico solo in bocca al lupo». Come lui un’altra decina di consiglieri, considerati nel partito vicini al neo finiano, sono decisi a non seguirlo. Si parla di Valentin Valdman in zona 1, Simone Paleari in zona 3, Tiziano Collinetti in zona 4, Giacomo Zucco in zona 5, Paolo Arosio in zona 6. E l’elenco continua con Pietro Tatarella in zona 8 - insieme ad Anguissola.
Descritti come ex «palmeriani». Esponenti del Pdl che nel corso degli ultimi mesi hanno separato i loro destini politici da quelli di Palmeri, o che non intendono seguirlo nell’avventura in Futuro e Libertà. Alcuni hanno contributo al buon raccolto di preferenze che Pameri ha ottenuto alle Regionali di marzo. Altri ancora lo avevano già salutato, preferendogli per esempio Stefano Maullu o Alessandro Colucci o Cl.
«Nel corso del prossimo mese - aveva detto due giorni fa lo stesso Palmeri - diversi consiglieri di zona aderiranno al percorso di Fli». Per ora i nomi che nel centrodestra si considerano pronti al passo sembrano Matteo Certani in zona 3, e Antonella Di Troia in zona 4. Un altro dato sul punto di passare con i finiani sarebbe invece Loris Zolla.
Ufficialmente però nessuna adesione sarebbe stata formalizzata, anche perché i consiglieri hanno i loro incarichi, per esempio nelle commissioni dei «parlamentini» locali, e un passaggio armi e bagagli a Fli equivarrebbe alle dimissioni dai posti di responsabilità, almeno fino a quando fra il Popolo della Libertà e il nuovo riottoso alleato-rivale non sarà stato trovato un equilibrio a Palazzo Marino, in vista delle prossime Comunali, e ancor più a Roma, dove sembra che saranno sciolti tanti nodi dei rapporti interni al centrodestra. «Il problema - osserva gli esperti di viale Monza - è che quelli che hanno davvero i voti nei quartieri difficilmente li mettono a rischio in un’operazione che non si capisce ancora bene dove può portare. Rischiano di lasciarne per strada almeno la metà». E chi non li ha i voti? «Quelli sono ininfluenti». Un uomo di peso in zona 6, Benjamin Khafi, spiega: «Io originariamente ero vicino a Palmeri, ora da tempo non ci sentiamo e non siamo sulla stessa lunghezza d’onda. Il passaggio a Fli è una sua scelta, non ne conosco neanche bene i motivi. Certo, alcuni problemi posti da lui e da altri esistono. C’è un problema di democrazia interna, di organizzazione e anche di scelta delle candidature. C’è un po’ di scoramento. Detto questo, io resto. Indipendente nel Pdl».


E lasciando per un attimo fuori Palmeri «il problema di Fli - filtra ancora dalle stanze di viale Monza - è che per un quarto sono delusi, per tre quarti trombati. A Milano quei nomi non hanno una vera capacità di attrazione».

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