Una «zuppa» di canzoni celebra Wyatt

Questa sera Sarah J. Morris e Cristina Donà protagoniste dello spettacolo «Soupsongs» dedicato al fondatore dei Soft Machine

Simone Mercurio

Una minuziosa ricostruzione degli amori musicali e dei drammi di Robert Wyatt è il progetto «Soupsongs» di Anne Withehead, con Sarah Jane Morris e Cristina Donà, questa sera in un live che si preannuncia ad alta gradazione emozionale, dalle 22 al «Roma Incontra il Mondo» di Villa Ada.
«Soupsongs» trae il titolo da una suggestione di quel guru del rock che è Robert Wyatt. Quarant’anni di musica, batterista atipico e geniale, vocalist surreale e dal timbro inconfondibile, fondatore dei Soft Machine e dei Matching Moles, Wyatt, classe 1945, costretto in carrozzella dal 1973 in seguito ad un incidente, non ha mai smesso di ricercare nuove forme nel panorama del rock. Un capolavoro è «Rock Bottom» del ’74, con i suoni eccentrici, le improvvisazioni, la deformazione estrema della canzone. Da allora prosegue la sua strada di sperimentatore, idolatrato dalla critica ma semisconosciuto dal grande pubblico. Il progetto «Soupsongs» della trombonista Annie Whitehead, stasera in scena, intende proporre alcuni tra i suoi più significativi brani. Grande musicista e arrangiatrice, Whitehead per questo progetto ha riunito i migliori musicisti che hanno collaborato con il musicista inglese: Harry Beckett, Liam Genockey, Jennifer Maidman e l’amata Donà, una delle voci più interessanti nel panorama italiano. In più, chicca del progetto e della serata è la leonessa del jazz made in England, Sarah Jane Morris. La Morris, oggi una delle più raffinate (e meno formali) cantanti jazz britanniche, si è gettata a capofitto nel progetto.
Ed ecco, dunque, Soupsong, un live tour che è anche un doppio cd uscito nel 2000 e dedicato alla musica di Wyatt. Arrangiamenti solidi e giusto equilibrio tra fedeltà e licenza per un lavoro che si apre con un brano del trombettista sudafricano Mongezi Feza, «Sonia», un delicato acquarello che sa di tropicale.

Poco casuale è la strana mistura tra l’anglosassone e l’Africa, non solo da addebitare alle giovanili infatuazioni di Wyatt per Parker o Mingus, ma anche all’assiduo rapporto di vicinanza con jazzisti come McGregor, Moholo, Parker, Coxhill, Tippett, Feza. Stasera due voci e grandi musicisti per un omaggio che è quasi un atto d’amore.

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