Riceviamo e pubblichiamo:
Il consigliere Regione Lombardia, Angelo Giuseppe Giammario, è stato assolto in primo grado dall’imputazione di finanziamento illecito ai partiti, con formula piena avendo il Tribunale di Milano accertato in data 14.1.2014, che il fatto non sussisteva.
E nove. Tra un po’ per tenere in ordine il conto degli esponenti del Pirellone finiti sotto il tiro della magistratura servirà il pallottoliere. Ieri tocca a Angelo Giammario (nella foto), consigliere del Pdl con delega della presidenza per i rapporti con la città di Milano, inquisito per corruzione e finanziamento illecito. È una storia di piccolo cabotaggio, e per adesso sorretta soprattutto da una intercettazione telefonica non chiarissima: si parla di una richiesta di dieci o quindicimila euro che un imprenditore del ramo vivai avrebbe ricevuto da Giammario, e che poi gli sarebbero stati girati da un commercialista. Ma la nuova apparizione dei carabinieri negli uffici della Regione Lombardia crea inevitabilmente un putiferio, rafforzando nella maggioranza la sensazione di essere sotto assedio e dando nuovo fiato alle richieste di azzeramento del Pirellone da parte delle opposizioni.
L’inchiesta su Giammario ha un percorso tormentato: nasce a Monza, dove sulla base della intercettazione telefonica vengono perquisiti già due anni fa protagonisti e intermediaria della presunta tangente. E la Procura di Monza si pone come primo problema quale tipo di reato contestare agli indagati. Accusare Giammario di corruzione sembra eccessivo, anche perché non è chiaro in quale veste e per quale preciso appalto il consigliere regionale avrebbe incassato la stecca: così a Monza l’esponente Pdl viene iscritto nel registro degli indagati solo per il reato di finanziamento illecito. L’ordine di cattura viene chiesto solo per l’imprenditore che avrebbe versato la stecca, Achille Baronchelli. Ma il giudice preliminare respinge la richiesta della Procura spiegando che la competenza a indagare è della procura milanese. Così il fascicolo prende la strada del capoluogo. Ed è qui, nelle mani del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, che prende corpo anche l’accusa di corruzione; il consigliere Giammario avrebbe incassato la tangente affinché «determinasse pubblici ufficiali non meglio individuati a compiere atti contrari ai doveri d’ufficio nell’interesse degli imprenditori, in relazione alla assegnazione di gare d’appalto e all’esecuzione degli appalti già aggiudicati». La mazzetta viene definita un pagamento «a titolo di contribuzione a fondo perduto» per mettersi a disposizione degli imprenditori.
Impossibile per ora sapere se la nuova accusa nasca da nuovi elementi d prova, o semplicemente da una rilettura più severa di quelli già esistenti. Ma la nuova inchiesta mette a soqquadro la Regione.