TorinoI gestori del ristorante di Cavour finiscono nei guai. L'accusa è pesante: secondo i magistrati infatti i due soci, che hanno interessi e attività anche in altri alberghi e locali pubblici di Torino - ma non solo - avrebbero fatto fallire le società e ne avrebbero aperte contemporaneamente altre, riuscendo a scaricare le perdite su quelle fallite e a conservare i crediti su quelle nuove. Il classico meccanismo delle scatole cinesi, utilizzato, secondo gli inquirenti, per frodare il fisco. Così RC, 65 anni, e Giulio Lera, 59 sono stati arrestati ieri dai carabinieri di Torino. RC e Lera sono gestori di diversi alberghi e ristoranti di lusso.
Le indagini riguardano numerose località italiane e sono ancora in corso: i militari infatti hanno effettuato perquisizioni a Torino, Genova, Rapallo, Venezia, Catania, Roma e Napoli. Complessivamente per ora cinque società e 19 conti correnti sono stati sequestrati, oltre ad alcune cassette di sicurezza. Tra gli altri locali, i due soci gestiscono lo storico ristorante «il Cambio», di Torino anche se non ne sono i proprietari. Il Cambio è da sempre considerato il locale più esclusivo della città. Meta prediletta di politici e intellettuali durante il periodo del Risorgimento, il ristorante, sito proprio di fronte a quello che fu il Parlamento subalpino, è diventato famoso per essere stato il locale preferito dal conte Camillo Benso di Cavour. Proprio a tavola si intessevano accordi, intese e si pianificavano le azioni politiche: tanto che a Torino si usa dire che l'Unità d'Italia sia stata fatta proprio al Cambio. Il ristorante ha conservato la struttura e l'arredamento Ottocentesco. In una delle sale c'è anche una targa che indica il tavolo preferito da Cavour. Sono passati i secoli, ma il locale di piazza Carignano ha continuato a essere ritrovo di politici, imprenditori e personaggi della Torino che conta che proprio al Cambio hanno organizzato alcuni dei più importanti pranzi istituzionali.
Ora il ristorante proseguirà la sua attività anche se la società di gestione, finita sotto inchiesta come tutte le altre che fanno capo ai due, al momento è sotto tutela di un curatore patrimoniale. L'attività dei due inquisiti comprende anche alcuni ristoranti di lusso ad Asti e Milano. A emettere l'ordine di custodia cautelare in carcere è stato il pubblico ministero Giuseppe Riccaboni della procura di Torino. I due indagati sono invece difesi dall'avvocato Paolo Chicco. Le indagini sono iniziate a marzo, in seguito a diverse segnalazioni dell'Agenzia delle entrate e di Equitalia. Segnalazioni che hanno permesso agli inquirenti di ricostruire la strategia dei due che, con diverse operazioni, secondo l'accusa, sarebbero riusciti a frodare il fisco.
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