«Io uomo dei clan? Mai visti E un brianzolo non lo votano»

Riceviamo e pubblichiamo:

"La posizione del Tenente Colonnello Giuseppe Romeo è stata archiviata dal Giudice per le Indagini Preliminari su richiesta dell'Autorità inquirente, non essendo stati raccolti elementi a carico dell'Ufficiale. Ciò ha dimostrato l'assoluta estraneità del Dott. Giuseppe ROMEO ai fatti"

Buongiorno, Massimo Ponzoni. Come va?
«Meno bene rispetto a quando davo interviste sulla sicurezza e la giunta Moratti». Il nome dell’ex assessore regionale a Protezione civile e all’Ambiente, ex coordinatore del Pdl di Monza e Brianza e attuale segretario dell’ufficio di presidenza del consiglio regionale (indagato per bancarotta fraudolenta nell’ambito di un’altra inchiesta) è nell’ordinanza dell’operazione della Dda di Milano contro la ’ndrangheta. Si parla di un suo incontro in Regione con tre degli arrestati e di sue pressioni per far candidare il colonnello Romeo. Nell’ordinanza si legge anche che Massimo Ponzoni «fa parte del capitale sociale dell’organizzazione criminale».
Come mai quest’incontro di un’ora con Ivano Perego, Salvatore Strangio e Pasquale Nocera?
«Non li ho mai ricevuti. Con la mia assistente ho guardato l’agenda, quel giorno non c’era nemmeno consiglio regionale. Al mattino ero a Desio, poi in Regione all’una e mezza e nel pomeriggio ero in Brianza. Io non li conosco, non li ho mai sentiti, mai preso un appuntamento loro. Sono nomi che non ho mai sentito, non mi hanno neanche mai chiesto appuntamento. Quando entri in Regione, lasci un documento e dici dove vai, facciano i controlli! In via Taramelli in Porsche Cayenne! magari ci sono andati, ma c’è anche una banca sotto, ci sono altri uffici. Saranno andati lì. Risalgano a chi sono e dove sono andati».
Si dice anche che lei abbia spinto per la candidatura alle europee del colonnello Giuseppe Romeo.
«Ma il coordinatore di Monza può candidare qualcuno alle europee? Mi sembrano cose messe lì. Non si può impedire alla gente di parlare, penso alle cose che dicono di Podestà e Abelli, ma magari si accreditano amicizie che non hanno. È una cosa che non ha né capo né coda: non li conosco. Se mi chiedete le liste delle Europee non so da che parte cominciare, non sono il coordinatore regionale e poi queste cose le hanno decise tutte a Roma».
Non avrebbe potuto portare una richiesta al coordinatore regionale?
«Ma non mi è stato detto! Non ho mai sentito parlare di questa persona. L’unico Romeo che conosco non è questo colonnello, ma il sindaco di Limbiate che si è candidato alle Regionali ed è arrivato terzo. Secondo me questi tra di loro parlano e magari chiedono appuntamenti, ho avuto un assessorato importante come l’Ambiente, è normale che la gente cercasse di vedermi ma io non li ho mai visti. E poi alla Regione facciamo cose di governance, mica gestiamo cose. Non facciamo gare né niente: sono le Province a decidere tutto».
E la campagna elettorale?
«Sfido qualcuno a dire che ho fatto qualcosa in campagna. Ho fatto una campagna trasparente. C’era una lista di cinque persone, basta vedere chi ha preso i voti e come li ha presi. Io sono brianzolo doc, è difficile per un meridionale votare uno come me».
Scusi la domanda personale, ma anche sua moglie è brianzola?
«Ex... ma è nata a Pisa e poi è napoletana. Non c’entra niente con i calabresi. Siamo separati da ottobre del 2009, ma ci hanno messo otto mesi a darci l’udienza».
Risultano diversi colloqui tra il telefono di sua moglie e Pasquale Nocera, uno dei tre arrestati.
«Parlava con lei? Io non so neanche chi è. Sarà stato qualche amico particolare... Non lo so, non so chi sia. Lo sto apprendendo adesso, bisogna chiederlo a lei. Questo signore qui non lo conosco proprio, adesso mi ha messo pure un tarlo ma sono fatti suoi. Lei non mi ha mai chiesto di ricevere questa persona qua».
Ma qual è il suo giudizio sull’intera vicenda?
«Si cerca di dare risalto citando politici, si parla di assessori, della Provincia. È facile dire: quello lo conosco. Se ci fosse stato un colloquio, lo direi. Mi sembrano discorsi di persone che cercano di accreditarsi verso i politici. Non sono neanche imprenditori, si parla di criminali, di gente della ndrangheta. Escludo categoricamente di averli mai incontrati. Non conosco neanche i nomi delle persone coinvolte nell’inchiesta, tranne Oliverio, perché è stato assessore in provincia di Milano. Podestà ha detto: vado alle cene, lì può esserci di tutto. Da me non sono venuti, lo escludo categoricamente».
Ma voi politici non potete evitare di incontrare persone dubbie?
«Quando uno ricopre una carica, la gente cerca di chiedere appuntamenti. È normale.

Io sono vicino al territorio, ma non li conosco. Magari loro parlano e dicono conosco Podestà perché l’hanno incontrato una volta a cena con cento persone. Poi gli inquirenti che fanno bene il loro lavoro sanno distinguere».

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