Ricatto hard, arresto lampo per Serino

É tra i più brillanti critici letterari della nuova generazione, collabora sia con Repubblica sia con il Giornale, è alla guida di una delle più importanti newsletter del panorama culturale milanese: ma da ieri Gian Paolo Serino, 40 anni, è al centro di un giallo metropolitano dove si incrociano sesso, foto, affari. Un giallo che lo ha costretto a passare la notte in guardina, dopo essere stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di estorsione, e a comparire ieri pomeriggio in stato d’arresto davanti al giudice. Lì le cose si sono rasserenate solo in parte: il giudice dopo avere interrogato il critico ne ha ordinato l’immediata liberazione, ma ha riconosciuto che l’arresto era stato eseguito legittimamente e che gli indizi di reato a carico di Serino sono consistenti, anche se è possibile che il reato non sia una estorsione ma qualcosa di meno grave.
Tutto inizia nei giorni scorsi quando una giovane donna, F.C., si rivolge ai carabinieri del Nucleo Investigativo denunciando un tentativo di estorsione di cui sarebbe vittima: Serino, con cui in passato ha avuto una relazione, pretenderebbe cinquemila euro per non divulgare alcune foto a luci rosse scattate durante i loro incontri. Il racconto della donna appare convincente, viene avvisata la Procura, e scatta come sempre in questi casi la trappola. Imbottita di microfoni, la donna giovedì pomeriggio si presenta all’appuntamento con Serino, nella casa del critico in largo Treves, e gli consegna i soldi. Appena i soldi passano di mano si materializzano i carabinieri, sequestrano i soldi e arrestano il critico.
Fin qui sarebbe una storia senza chiaroscuri, semplice nella sua brutalità, e nemmeno inedita se non fosse per la personalità dell’accusato. Ma nelle ore immediatamente successive all’arresto, Serino e il suo avvocato Davide Steccanella offrono ai carabinieri una versione alternativa. Il critico, nella sostanza, conferma il finale della storia: ovvero di avere usato lo spauracchio delle foto intime (scattate durante una relazione «sessuale ma non sentimentale») per convincere F.C. a tirare fuori i soldi. Ma spiega che si trattava di un debito di lei, che aveva chiesto di collaborare con la newsletter Satisfaction raccogliendo pubblicità. Perché per lavorare si debba pagare non è chiarissimo: secondo una prima versione si tratterebbe di quote di iscrizione alla cooperativa che edita la newsletter, secondo un’altra i soldi sarebbero la cauzione chiesta da Satisfiction alla donna come contributo alle spese. Punto costante, nella versione di Serino: l’arrabbiatura della donna e la denuncia sporta ai carabinieri sono il punto finale di una generazione dei rapporti personali, di un attacco di gelosia successivo alla fine della loro storia e alla scoperta del critico in compagnia di un’altra ragazza.
Certo, l’idea di recuperare i soldi con la minaccia delle foto resta in tutta la sua gravità. «Ho fatto una cavolata», conviene Serino. Ieri pomeriggio, a farsi largo nell’intricata vicenda è il giudice Ilio Mannucci che alla fine libera il critico con una ordinanza possibilista: «la vicenda è stata posta in discussione dalle articolate dichiarazioni rese dall’indagato e in parte riscontrate nei documenti depositati», «la pretesa creditoria era corretta ed è stata ammessa dalla stessa parte offesa», ma comunque «la pretesa di Serino sui soldi è stata vissuta con modalità ritenute intimidatorie dalla vittima».
Insomma, si vedrà al processo, dove la difesa punterà a ridurre la vicenda a un caso di «esercizio arbitrario delle proprie ragioni», reato ben più lieve dell’estorsione.

Serino esce dal tribunale provato ma visibilmente sollevato, «era una persona che voleva entrare nel nostro gruppo con una funzione commerciale, la somma l’avrebbe recuperata in un mese. C’è anche del personale, in questa vicenda. Io sono molto risentito di questa situazione perché mi ritengo assolutamente innocente tanto che il giudice mi ha rilasciato».

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