«Venga su... presto! Mio marito mi sta ammazzando». Ferita da un colpo di calibro 9 che le aveva trapassato un fianco, Roberta Maria Tencalla, riesce ugualmente a lanciare lallarme al portiere che corre subito al terzo piano. Il custode apre la porta giusto in tempo per vedere luomo infilarsi nello studio. Pochi istanti ancora, quindi la detonazione. Il colpo, sparato tenendo la canna della pistola in bocca, non ha lasciato scampo ad Antonio Caimi che si accasciato sullo scrittoio.
Il resto è il solito susseguirsi di macchine con i lampeggianti accesi e le sirene spiegate che attraversano la città per fermarsi in centro, in via Borgogna 7, a due passi da San Babila. Quando arrivano gli agenti delle volanti, il personale medico inviato dal 118 sta assistendo la vittima che fa in tempo a sussurrare poche battute. «Lui era molto depresso, litigavamo sempre. E ogni volta diceva che mi avrebbe ammazzato». La signora inizialmente non sembra in gravi condizioni. Pare anzi che il proiettile labbia colpita di striscio. Viene portata a Niguarda in codice giallo, ferita poco grave, ma al suo arrivo in pronto soccorso le condizioni sono già peggiorate e passa al codice rosso: pericolo di vita.
Nel frattempo la polizia inizia a scavare nella vita di una coppia apparentemente normale e tranquilla. Caimi ha 69 anni, è un ingegnere, titolare di una azienda specializzata nel trasporto di gas. Sposato una prima volta, ha avuto tre figlie: una è morta qualche anno fa di tumore, le altre hanno 39 e 41 anni ma non si troverebbero in questo momento in Italia. Allinizio degli anni 90 luomo divorzia e sposa la sua segretaria, Roberta Maria, di 61 anni, portandola a vivere nellappartamento, circa 150 metri quadrati, al terzo piano di un lussuoso stabile.
Le cose però negli ultimi tempi non sembrano andare molto bene. Lui è sempre più in preda alla depressione, forse acuita dalla morte della figlia. I litigi con la nuova moglie si fanno sempre più frequenti e sempre più violenti, tanto appunto da far dire più volte alla donna: «Prima o poi ti ammazzo». Ieri sera verso le 18.30 lennesimo scontro. Roberta Maria non ce la fa più, prende il cane per portarlo fuori ed evitare così che la discussione degeneri. Ma ormai Antonio Caimi ha passato il punto di non ritorno. Prende una Sig Sauer semiautomatica calibro 9 corto, regolarmente detenuta. Come regolarmente detenute sono unaltra trentina tra fucili e pistole. Lingegnere infatti è stato un appassionato cacciatore e lappartamento ancora adesso è pieno di trofei.
Ieri però è unaltra la preda che sta inseguendo. Dopo aver afferrato la pistola e messo il colpo in canna, inizia a girare per la stanze in cerca della moglie. La sorprende in cucina e, senza neppure entrare, fa partire un colpo che la raggiunge al fianco destro, trapassandola e uscendo dallaltra parte. Roberta Maria Tencalla però riesce a rimanere in piedi e afferra il citofono per chiamare il custode. Luomo arriva appena in tempo per vedere lingegnere infilarsi nello studio. Poi la seconda detonazione pone fine al dramma.
Il portiere chiama il 118, che gira lallarme al 113, e di lì a pochi istanti nellappartamento entrano medici e infermieri. La donna viene stesa a terra e «stabilizzata». Ancora pochi minuti e sono sul posto anche gli agenti delle volanti, della squadra mobile e della polizia scientifica. Come detto, la donna fa in tempo a parlare, poche frasi mormorate per ricostruire una vita di dolore: «Me lo aspettavo». Viene portata via ancora cosciente.
Appena arrivata a Niguarda viene sottoposta a un delicato intervento chirurgico, proseguito fino a tarda ora. Ancora incerta la prognosi.
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