Ad un evento organizzato in occasione del 10 febbraio dall’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia a Verona, la giovane studentessa Emma Panato ha cantato le toccanti parole tratte da "Magazzino 18" di Simone Cristicchi

Ad un evento organizzato in occasione del 10 febbraio dall’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia a Verona, la giovane studentessa Emma Panato ha cantato le toccanti parole tratte da "Magazzino 18" di Simone Cristicchi
Nel 1944 Graziella ha nove anni. I suoi genitori vengono presi e uccisi, lei trascinata via e costretta a vivere per mesi con i partigiani titini. "Sono viva grazie a mio fratello".
A guerra finita, il primo maggio 1945 Tito entrò a Trieste. Le forze jugoslave portarono i prigionieri, con i vagoni merci, fino alla foiba 149. Lì le vittime venivano fatte precipitare nel baratro.
Siamo andati a Basovizza dove ogni anno, il 10 febbraio, si ricordano le vittime italiane dei partigiani di Tito e il tragico esodo giuliano-dalmata. Nei luoghi del dramma vi raccontiamo una storia troppo spesso dimenticata. "Qui vengono scoperte continuamente nuove foibe piene di cadaveri".
Alla fine della Seconda guerra mondiale oltre 300mila italiani abitanti dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia scappano dalle loro terre per fuggire alla violenza dei partigiani del maresciallo Tito. "Sono arrivati gli slavi, hanno incominciato a uccidere. Lì era diventato pericoloso. Non abbiamo potuto fare altro che venire via".
Il presidente del Senato nel Giorno del ricordo: "L'Italia non può e non deve dimenticare"