Un telo sul sito inquinato per abbattere i miasmi, una misura che 6 mesi fa decisero di adottare gli enti competenti. Ma l’aria continua ad essere irrespirabile e da quel momento i disagi per i residenti sono solo aumentati. Siamo stati a Mariglianella (Napoli), nel posto dove 24 anni fa un incendio mandò in fumo il deposito di Agrimonda, un'attività di rivendita di fitofarmaci e di altri prodotti per l'agricoltura. Da quel giorno il sito attende ancora la bonifica. Solo a gennaio scorso furono definitivamente rimossi i rifiuti combusti che erano rimasti accantonati all'esterno della struttura dal giorno dell’incendio. Ma, da quel momento, i miasmi, ormai persistenti, sono diventati più insopportabili. Nemmeno l'apposizione del telone impermeabile è riuscita a contenere le emissioni, a cui è andato ad aggiungersi il tanfo sprigionato dall'aqua che ristagna sulla copertura isolante. Dopo quasi un quarto di secolo di attesa, i residenti che vivono nelle abitazioni a ridosso di Agrimonda sono ancora costretti a subìre l’inquinamento del suolo e della falda acquifera, accertato appena a maggio scorso, in una zona in cui ci sono diversi campi dove non si è mai smesso di coltivare. Nei campioni analizzati dall’Arpac sono stati rilevati valori elevati di mercurio, di allumionio, ddt, benzene, di fitoformaci, alcuni dei quali risultano ormai banditi. Negli ultimi giorni un incontro presso la Regione Campania si è concluso con l’approvazione del piano di caratterizzazione. Soddisfazione hanno espresso i sindaci dei comuni interessati dal problema. Ma si tratta solo di una fase preliminare alla bonifica, uno step della procedura di risanamento dell’area arrivata a metà percorso dopo un quarto di secolo
inquinamento
L'acqua ristagna sul telo di copertura installato contro le esalazioni maleodoranti e, dal sito che attende la bonifica da un quarto, alle emissioni gassose si è aggiunto anche il tanfo prodotto dall'acqua che ristagna
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I dati vedono la capitale per la prima volta in fondo alle classifiche delle città più inquinate. Preoccupanti le percentuali di biossido di azoto e di ozono
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Le immagini del fiume Sarno, uno dei corsi d'acqua più inquinati d'Europa
Scarichi industriali abusivi, sversamenti illeciti di aziende agricole e acque reflue non depurate stanno inquinando da circa 40 anni il Sarno. Siamo stati lungo il corso di uno dei fiumi più inquinati d'Europa: 24 chilometri che sfociano nel golfo di Napoli, tra Torre Annunziata e Castellammare di Stabia. Tra miasmi, scarichi killer, lungaggini e rimpalli di responsabilità degli enti competenti, si attende il Grande Progetto Sarno: circa 400 i milioni di euro stanziati per il disinquinamento del fiume e la sua sicurezza idraulica. Ma il ginepraio in cui si finisce nel risolvere le questioni del fiume campano tiene ancora troppo lontana l’era in cui si potrà assistere a una sua rinascita
Tra scarichi abusivi, lungaggini e rimpalli di responsabilità, il fiume Sarno continua a morire sotto l'inquinamento. Si attende il Grande Progetto Sarno, tra dubbi e speranze