Guerra in Israele

"Nessun progresso nei negoziati". E Israele si prepara ad attaccare gli Hezbollah

Lo Stato ebraico e Hamas hanno smentito la notizia di progressi nei colloqui di pace al Cairo. Le Idf hanno annunciato l'eliminazione del comandante del corpo d'élite degli Hezbollah e di essere pronte a passare "dalla difesa all'attacco"

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Mentre nella Striscia di Gaza Israele sembra aver ceduto alle pressioni statunitensi, con il ritiro di buona parte della 98esima divisione da Khan Younis e la riapertura del valico di Erez per far passare aiuti umanitari, dal punto di vista diplomatico la situazione è in stallo completo. Lo Stato ebraico e Hamas hanno riferito che non vi sono stati progressi nei negoziati in corso al Cairo.

"Non vediamo ancora un accordo all'orizzonte. La distanza tra le parti è ancora grande e finora non c'è stato nulla di sostanziale", hanno riferito fonti del governo di Tel Aviv rilanciate da Channel 12 e Yedioth Ahronoth. “Tutti i tentativi e gli sforzi dei mediatori per raggiungere un accordo si sono scontrati con l'ostinazione israeliana”, ha invece spiegato ad Al Jazeera un funzionario palestinese, sottolineando come lo Stato ebraico non abbia risposto ad alcuna richiesta dell’organizzazione terroristica. “Al momento non si registrano progressi. Se ce ne saranno, lo annunceremo attraverso i canali ufficiali. Hamas è ferma nelle sue richieste, tra le quali un cessate il fuoco, il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza, l'ingresso di aiuti, il ritorno degli sfollati di Gaza e uno scambio di prigionieri”. Le delegazioni, guidate rispettivamente dai direttori di Mossad e Shin Bet e dal vicecapo di Hamas nell'exclave Khalil Al-Hayya, hanno lasciato la capitale egiziana senza essere giunti ad un'intesa, nonostante l'ottimismo manifestato in mattinata dal Cairo che ha parlato di "progressi significativi".

Una tregua, dunque, sembra essere ancora lontana e Israele si trova in una posizione internazionale sempre più complessa. Da un lato, infatti, è attesa la risposta armata dell’Iran a seguito del raid su Damasco del 1° aprile, durante il quale sono stati uccisi tre alti ufficiali dei pasdaran. Dall’altro, è ancora aperta la questione della morte dei sette operatori umanitari dell’Ong World Central Kitchen, uccisi da un drone di Tel Aviv a Gaza. Gli Stati Uniti hanno dichiarato che seguiranno da vicino l’inchiesta israeliana e il governo ebraico si è detto disponibile a collaborare con un’indagine esterna e indipendente. A livello interno, il ritiro delle truppe dal sud di Gaza ha destabilizzato il premierato di Netanyahu. I "falchi" dell'estrema destra hanno dichiarato che "non resterà al suo posto senza un attacco su larga scala a Rafah".

Dal punto di vista bellico, nel prossimo futuro si potrebbe assistere ad un’escalation lungo la frontiera con il Libano. Domenica 7 aprile, le Idf hanno annunciato di aver concluso i preparativi "per passare dalla difesa all'attacco" contro gli Hezbollah. "Durante gli ultimi giorni è stata completata un'altra fase dei preparativi di guerra del Comando settentrionale, che riguardava l'aumento della capacità dei depositi operativi di emergenza per il reclutamento su larga scala delle forze Idf quando necessario e il loro arrivo sul fronte in breve tempo con tutto l'equipaggiamento necessario al combattimento", si legge in un comunicato dell’esercito.

Le forze di Tel Aviv hanno inoltre annunciato l’eliminazione in un raid aereo di un miliziano del Partito di Dio identificato come Ali Ahmed Hasin, comandante delle forze d’élite Radwan degli Hezbollah.

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