Cultura e Spettacoli

1966: SPICCA IL TALENTO DI GIORDANA

Gli anni Sessanta furono caratterizzati, assai più degli anni Cinquanta, dai romanzi sceneggiati che diventarono, insieme alla prosa, uno dei generi più apprezzati dai telespettatori. Da La Pisana di Ippolito Nievo a I promessi sposi di Manzoni, da I miserabili di Hugo a La fiera delle vanità di Tackeray, da I fratelli Karamazov di Dostoevskij a Mastro Don Gesualdo di Verga non ci fu classico dell'Ottocento che non fosse portato, sempre con successo, sul teleschermo. D'altra parte, questi sceneggiati avevano, fra gli altri, il merito di sollecitare la lettura dei romanzi da cui erano stati tratti. L'operazione televisiva diventava quindi anche culturale, per giunta con grande soddisfazione degli editori che facevano delle belle tirature dei classici nel loro catalogo. Il conte di Montecristo, otto puntate tratte dal fortunatissimo romanzo di Alexandre Dumas, fu, con una media di oltre 16 milioni di spettatori, uno dei campioni di audience. Eppure aveva per protagonista un attore giovanissimo, di neppure vent'anni, che era al suo debutto in Tv e che aveva fatto solo qualche esperienza cinematografica. Si chiamava Andrea Giordana ed era figlio d'arte. Suo padre era l'attore e regista Claudio Gora, sua madre l'attrice Marina Berti. Già dopo la prima puntata fece piangere milioni di ragazze, di mamme e di nonne. Il merito era anche, naturalmente, del suo personaggio, Edmond Dantès, il coraggioso capitano di vascello, ingiustamente carcerato per quattordici anni che, entrato in possesso di un tesoro rivelatogli dal suo compagno di prigionia (l'Abate Faria), dopo aver recuperato la libertà, si vendica dei suoi nemici e sposa la donna che ama. Dietro lo sceneggiato c'era un romanzo coinvolgente come pochi, ricco di tutti i colpi di scena possibili e raccontato da un narratore formidabile come Dumas. Il regista Edmo Fenoglio aveva avuto, però, il merito di trovare la chiave narrativa giusta per proporlo sul teleschermo, puntando molto sui primi e sui primissimi piani. Se è vero che aveva scelto come protagonista un attore di non grande esperienza, era altrettanto vero che aveva avuto l'intuizione di circondarlo di interpreti di sicuro talento e di forte personalità come Sergio Tofano, indimenticabile nell'impersonare l'Abate Faria, Anna Miserocchi, Carlo Ninchi, Mario Scaccia, Fosco Giachetti, Nino Besozzi. Ma anche gli attori giovani, da Giuliana Lojodice a Lino Capolicchio fino a Ugo Pagliai, erano già più che promettenti, come, del resto, ha dimostrato la loro successiva carriera piena di soddisfazioni.

Il conte di Montecristo, anche per merito loro, fu uno sceneggiato emozionante.

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