Se non fosse stato per quellarticolo del Giornale, dellintercettazione in cui Piero Fassino e il capo di Unipol Giovanni Consorte festeggiavano la scalata alla Bnl non si sarebbe mai saputo nulla: perché, per rispetto al ruolo di parlamentare del segretario dei Ds, la chiacchierata non era mai stata né trascritta né depositata agli atti (esattamente come prevede il codice, anche se non sempre la norma viene rispettata con lo stesso zelo). Ma il 2 luglio 2006 un articolo di Gianluigi Nuzzi sul Giornale rese noti allItalia i contenuti di quella conversazione, e con essa i legami sotterranei tra il numero uno dei Ds e il brasseur daffaires delle assicurazioni rosse: «Abbiamo una banca?».
Su quei rapporti occulti non si è mai aperta una inchiesta, anche se mai nessuno - nemmeno gli stessi Fassino e Consorte - ha mai negato i contenuti della telefonata. Anzi, a finire sotto processo fu il giornalista Nuzzi, accusato dalla Procura di Milano di concorso in rivelazione di segreti dufficio. Agende, computer e tabulati dellinviato del Giornale vennero passati al microscopio alla ricerca delle possibili fonti della rivelazione. Dopo un andirivieni di ordinanze di segno opposto, ieri il processo a Nuzzi è arrivato alla conclusione: assolto con formula piena, nonostante la pesante richiesta di condanna (un anno di carcere) avanzata dalla Procura.
Della impossibilità di condannare Nuzzi si era resa conto persino la Procura, che per due volte aveva chiesto di archiviare il fascicolo scontrandosi con lostinazione del giudice preliminare Maria Curami. Così si è dovuti andare al processo, davanti al tribunale presieduto dal giudice Oscar Magi.
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