
La prima perla è una citazione di Paul Valéry: «Il cuore consiste nel dipendere!». Ma come, si parla solo di indipendenza in amore... E invece, Alain Finkielkraut si rifà a questa frase dello scrittore suo connazionale per affermare l'esatto contrario; di più, per raccontarci di averlo messo in pratica, in passato, nel momento in cui la donna che sarebbe poi diventata sua moglie lo aveva lasciato. E a quel punto lui, incurante dei consigli altrui, aveva deciso di rischiare tutto: «Tra l'amore e l'amor proprio, avevo scelto l'amore e non l'avevo nascosto... Contro i grandi dettami dell'Illuminismo, il sentimento che viveva in me mi ha insegnato che l'autonomia non è il bene supremo». Di più. «Amare è essere dipendente... Amare è l'esperienza inaudita di un'alienazione migliore della libertà».
Già da qui si capisce come Pescatore di perle (Gramma Feltrinelli), il nuovo libro dell'intellettuale francese di cui in queste pagine pubblichiamo un brano in anteprima, sia l'ennesima conferma dell'andare sempre controcorrente del suo autore, al punto da non temere l'accusa di essere un provocatore a tutti i costi. Ma le cause per cui, da L'identità infelice a In prima persona, da L'umanità perduta a Noi, moderni, Finkielkraut si spende da una vita sono, nella sua visione, qualcosa per cui valga la pena mettersi in gioco completamente, come per la donna che ama: i valori dell'Occidente, la critica al conformismo, la denuncia dell'antisemitismo (è nato a Parigi nel '49 da ebrei polacchi sopravvissuti alla Shoah) e dell'autocolpevolizzazione dell'uomo bianco, l'umanesimo, la cultura e l'identità europea... Così, Finkielkraut ha seguito l'esempio di Walter Benjamin che, racconta Hannah Arendt, amava collezionare citazioni, perle appunto; le quali, annotate nel corso degli anni, si sono dimostrate porte aperte: «Anziché metterle al servizio di una tesi o di una dimostrazione, mi lascio guidare da loro, senza idee preconcette. Queste frasi per me non erano ornamenti, ma offerte. Non decoravano il pensiero, lo innescavano; non lo illustravano, lo destavano dal sonno». Il sonno dogmatico, diceva il filosofo di Königsberg, perché il pensiero uniforme e uniformante è sempre esistito.
E allora, con Finkielkraut, possiamo inabissarci fra Kundera, Mann,
Houellebecq, Lévinas, Virginia Woolf, Tocqueville, Nietzsche, Solzenicyn e tornare a galla con aria sufficiente per respirare e per vivere, ancora, credendo che la cultura sia vita, e non un potere, o una gabbia, o parole vuote.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.