Abita in un alloggio popolare ma sul conto ha 500mila euro

L’anziano si giustifica: «Quei soldi li ho accantonati per il mio funerale»

Abita in un alloggio popolare ma sul conto ha 500mila euro

Tempi duri per i «furbetti» che vivono nelle case popolari. Per loro non c’è futuro. Aler fa i conti in tasca agli inquilini e su 66mila e passa affittuari scopre di ospitare un esercito di finti poveri, che scroccano l’affitto e vivono da nababbi. Dopo il caso dell’anziana di Rozzano che possedeva due appartamenti in Costa Smeralda - mai dichiarati -, spuntano altre storie al limite del grottesco.
La più sorprendente, circola tra gli addetti ai lavori, riguarda un anziano pensionato che vive in un bilocale in zona Lambrate e che sul conto corrente ha qualcosa come cinquecentomila euro. Gruzzolo niente male, davvero. «Li ho accantonati per il mio funerale» è la giustificazione che, naturalmente, non ha impietosito gli uffici dell’azienda di viale Romagna.
E mentre Aler non smentisce né conferma l’episodio e alza la barriera nel nome della privacy, tra i sindacati degli inquilini c’è chi alza il tiro sui macroscopici casi scoperti dagli ispettori Aler - incrociando i dati bancari e le dichiarazioni dei redditi con la banca dati dell’intendenza di finanza -: «Bisogna dire stop agli ingiusti privilegi, a chi nel tempo se ne è approfittato e che ha tolto la casa a famiglie costrette quindi a pagare canoni fino a mille euro al mese sul libero mercato».
Giudizi alla vigilia di un consiglio regionale che affronta il tema della nuova legge sul canone d’affitto, «legge che corregge i paradossi della vecchia normativa» osserva l’assessore regionale alla Casa Mario Scotti. Legge, ricordiamo, che prende in considerazione il reddito Isee ovvero «l’unico che realmente riesce a fotografare la reale situazione economica delle famiglie, riequilibra i valori degli immobili tenendo conto delle caratteristiche degli stessi e applica una riduzione per le persone sole».
Meccanismo che mercoledì potrebbe comunque subire qualche modifica relativa in particolare alla fascia di «decadenza», quella che interessa inquilini con un reddito (Isee) da 14.001 a 28mila euro. Un altro contributo, spiegano dagli uffici dell’assessorato regionale alla Casa, a una legge «i cui proventi non servono a fare cassa bensì sono destinati esclusivamente allo sviluppo, alla valorizzazione e alla riqualificazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, con tanto di priorità per il recupero di quelle unità abitative oggi non assegnabili e, quindi, con una scelta politica di prevenire le occupazioni abusive».


Intanto, le verifiche contro i finti poveri continuano e tra i «furbetti» si segnala l’inquilino di uno stabile super-popolare al Gratosoglio che possiede appartamento con box a Reggio Emilia. Anche lui in pole position nell’esercito dei tremila inquilini che si sono visti alzare il canone e che adesso temono la linea dura di Aler «per restituire serenità ai nostri “veri“ inquilini».

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