«Accoglienza ottima. A parte la pasta...»

Un mare di giovani, zaino in spalla, ha invaso strade, vagoni del metrò, piazze di mezza Milano. Si sono presentati così i 50mila ragazzi «sbarcati» ieri mattina in città per il raduno di Taizé. Arrivano da tutta Europa (i polacchi, gruppo straniero più numeroso, sono 11mila) ma non solo. Ne sono giunti da Messico, Burundi, Uganda. Quasi tutti dormiranno nelle case delle famiglie della diocesi che si sono offerte di ospitarne due, tre, in molti casi cinque. E loro dimostrano subito di apprezzare l’ospitalità meneghina. «La famiglia? Gentilissima» raccontano Anna e Katrina, entrambe di Mosca, nel padiglione della Fiera destinato ad accogliere i giovani del loro Paese. «La mia ha solo un difetto: mi vuole fare mangiare sempre pasta e pizza!» aggiunge sorridendo una loro amica, giunta con qualche giorno di anticipo in città.
Al raduno partecipano in maggioranza cattolici, ma ci sono anche protestanti e, è il caso dei russi, ortodossi. «Taizé non vuole fondare un nuovo culto fondendo i tre», si affretta a spiegare Ilian, russo, figlio di un pastore ortodosso. Agli incontri si partecipa per «dialogare in uno spirito ecumenico, di unità tra i cristiani». «Nel mio Paese la religione è stata soffocata per molto tempo - riprende la moscovita Anna, occhi azzurri e capelli biondissimi -. Chi la professa, ora, lo fa in modo personale, non lo grida. Fedi diverse per noi restano ancora fonte di conflitti».
Per lei è il primo raduno di Taizé. È arrivata in aereo, a differenza della gran parte dei suoi connazionali che si è sobbarcata un viaggio di tre giorni in pullman o treno. «Per me è tutto nuovo, ma mi piace il clima internazionale che si respira», aggiunge. Fabrizio due anni fa a un raduno di fine anno di Taizé, organizzato allora in Germania, ha conosciuto la sua ragazza, Asia, polacca di Stettino e ieri era con lei a Milano. Incontrano un amico, Francesco, che lavora come volontario all’incontro. Gli è stato affidato il compito di sorvegliare una sala riservata a chi vuole vivere un momento di silenzio. «Silence» si legge nel cartello rosso scritto a pennarello che indica la sala all’ingresso del padiglione. C’è chi passerà ore lì, in meditazione. Un’atmosfera diversa da quella - festosa - che ha accolto ieri sera poco prima delle venti frère Alois, priore della comunità. «Ringrazio i milanesi per l’ospitalità», ha detto. Poi il ricordo di frère Roger: «Ora la nostra comunità è spinta a continuare sulla strada che lui ha aperto. È un cammino di fiducia».
I ragazzi hanno riempito via via i tre padiglioni della Fiera che li ospiteranno in questi quattro giorni.

«Succede sempre così, all’inizio sembrano pochi, la sera ti ritrovi con decine di migliaia di persone» dicono i «veterani» di Taizé. Sono la maggioranza, hanno alle spalle anche 7 raduni di fine anno e diversi periodi («anche un fine settimana») nella sede francese della comunità. E ogni volta ritornano, zaino in spalla.

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