Roma

Acqua avvelenata, leggenda metropolitana

Alessia Marani

Psicosi acqua avvelenata a Roma. È bastato semplicemente un guasto alla conduttura dell’Acqua Vergine (già riparato dall’Acea), un tam tam di email e sms (alcuni addirittura a firma della Protezione Civile) rimbalzato da una radio locale nella mattinata, a generare il panico tra i romani spaventati per un possibile attacco batteriologico di matrice terroristica. In centinaia, ieri, hanno tempestato i centralini di 112, 113 e 118, per chiedere se fosse possibile o meno bere acqua dai rubinetti. Dubbio immediatamente fugato dalla stessa azienda idrica capitolina che ha smentito: «L’acqua è assolutamente potabile. Quotidianamente - precisano dall’Acea - nell’arco dell’intera giornata, vengono svolte analisi chimiche sull’eventuale presenza di agenti tossici, come arsenico e cianuri. A questo si aggiunge un sistema di telecontrollo, attraverso una sala ipertecnologica che, 24 ore su 24, verifica tutti gli acquedotti, controlla la torbidità, il cloro residuo e la conducibilità ed effettua anche un monitoraggio di tipo biologico. In via esclusivamente precauzionale, abbiamo prelevato oggi (ieri, ndr) ulteriori campioni. Tutti, naturalmente, hanno dato esito negativo».
Niente di anomalo, dunque, lungo i 6mila chilometri di acquedotti capitolini, passati al setaccio da circa 200mila controlli annuali. Come, del resto, per tutta la giornata di ieri hanno ribadito il Ministro della Salute, Francesco Storace, quello dell’Ambiente, Altero Matteoli, il prefetto Achille Serra e il sindaco Walter Veltroni. Mentre la Procura di Roma ha già aperto un fascicolo contro ignoti per procurato allarme. Una serie di circostanze, la paura di un imminente attacco alla capitale («Roma diventerà un cimitero», echeggiavano su internet le minacce delle brigate Al Masri legate ad Al Qaida) hanno generato la psicosi. Prima il guasto all’Acqua Vergine che alimenta fra l’altro gli zampilli della storica «Barcaccia» di Piazza di Spagna, dalla quale martedì pomeriggio sgorgava acqua scura mista a fango e detriti; quindi un sospetto avvelenamento d’acqua minerale per cui una donna è finita ricoverata in ospedale al Casilino; infine, i timori di alcuni cittadini della zona di Casal Bruciato che, per lo stesso guasto, si sono visti uscire per una decina di minuti successivi al riallaccio, terriccio dai rubinetti. Tanto dev’essere bastato a scatenare paure, poi amplificate dai network radiofonici senza le giuste verifiche. Fatto sta che alle 14 di ieri piombava al Comitato centrale del Ministero della Sanità l’allarme per una possibile contaminazione bioterroristica dell’acquedotto. Subito - ha spiegato il sottosegretario Cesare Cursi - sono stati attivati il Comando del Nas, il Nucleo antisofisticazioni dell’Arma, il Comando provinciale dei carabinieri, l’ufficio di sicurezza della Nato in Europa, il Nucleo Politico Militare della Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Protezione Civile, la Sanità Militare, infine, la Direzione Generale dell’Acea. Organi che hanno quindi verificato la totale infondatezza della notizia. Voce che per alcuni momenti è circolata anche alla Camera, dove l’allarme «acqua inquinata», per una incredibile coincidenza, è parsa avvalorata dal fatto che per un’oretta l’erogazione dell’acqua nella fontana a tre cannelle all’angolo della tabaccheria, all’interno del Palazzo, è stata sospesa. Insomma, tanto rumore per nulla.

E romani in fila per fare incetta di acqua minerale.

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