Ieri mattina, allimprovviso, dopo un fulmineo ricovero in ospedale, se nè andato Arrigo Savorgnan, uno dei nostri più fedeli collaboratori, una vita dedicata al Giornale. I lettori non lo conoscevano, eppure chi andava al cinema seguiva inconsapevolmente i suoi suggerimenti. Già, perché il taciturno Savorgnan, di antica, nobile famiglia friulana, era giudice unico e insindacabile di asterischi e pallini, che contrassegnano ogni giorno le pagine del Cartellone. Tutti i giovedì telefonava o si presentava di persona ai critici di turno, per avere un parere sui film in uscita lindomani, giornata predestinata alle prime visioni. Spesso ottenendo soltanto indecifrabili borbottii, non tanto per gli asterischi, stringatissimo compendio della recensione, quanto per i pallini, arduo responso preventivo sul gradimento del pubblico. Operazione per la quale occorre un discreto fiuto, come quello indubitabile di Savorgnan, anche se nemmeno lui ricordava lultimo film che aveva visto in sala. E puntualmente sapeva comunque trasformare quei «vedi un po tu» in giudizi più concreti, utilissimi soprattutto al lettore frettoloso. Quello che non ha voglia di sorbirsi unintera recensione, ma preferisce la sintesi del similvoto.
Un lavoro oscuro e faticoso, ripetuto umilmente per anni, giorno dopo giorno, dai tempi lontani della fondazione del Giornale. Arrigo, salvo qualche frettolosa sortita alla macchinetta del caffè, se ne restava chiuso in una stanzetta ai piani bassi, dove pochi osavano avventurarsi, anche per non sorbirsi il fumo delle sue famigerate sigarette francesi. Vacanze, a memoria duomo, non ne ha fatte mai, salvo quelle determinate dal calendario giornalistico, vigilia di Natale, Natale, ultimo dellanno, Pasqua, 1° maggio, Ferragosto. Stop. Sei giorni su 365. Gli altri 359 era qui, al Giornale, tra una sigaretta e un asterisco. Il mare? Mai visto.
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