Addio Bergamasco, l’ombra di Rocco

Era l'uomo di fiducia di Nereo Rocco, teneva compatto lo spogliatoio, risolveva i piccoli dissensi fra il Paron e la squadra in quel Milan euromondiale. Marino Bergamasco è morto ieri a Milano dov'era arrivato nell'estate 1961, vice di Rocco, appena passato dal Padova al Milan. Era nato a Trieste il 27 novembre 1925 nella zona di Servola, vicino alla casa dove 7 anni più tardi nasceva Cesare Maldini. Era una delle promesse del vivaio alabardato, giocava da mezz’ala sinistra o da mediano nel sistema all’inglese. Era dotato di un tiro fortissimo, che faceva arrabbiare Giorgio Ghezzi quando allenava i portieri rossoneri: già da ragazzo per scommessa, un gelato o un'aranciata, metteva il pallone a centrocampo e a piedi scalzi lo tirava oltre la traversa. Debuttò con la Triestina in serie A nel campionato 1946-47, l'anno seguente passò all'Udinese in serie B e contribuì alla promozione dei friulani, ma nel ’51, a soli 25 anni, dovette smettere a seguito di una polmonite traumatica per una lesione polmonare provocata da una pallonata, colpito alla schiena mentre era in barriera da un pallone bagnato e pesante come lo erano allora.
Alla fine degli anni Cinquanta cominciò ad allenare in serie D, per diventare poi osservatore del Padova di Nereo Rocco con cui collaborò al Milan nell'anno dello scudetto 1961-62 e della coppa dei Campioni ’63, anche se a Wembley, al suo posto, ci andò Nils Liedholm che allenava i giovani rossoneri. Si rifece sei anni dopo, accompagnando il Paron in panchina nel trionfo di Madrid sull’Ajax.

Con Rocco andò anche a Torino, poi allenò in proprio in serie B e C per molti anni, soprattutto sulla panchina della Sambenedettese. Ma per il calcio che conta fu l’ombra, il confidente, il compagno di Rocco in panchina e col bicchiere in mano.

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