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Addio al rombo Ancelotti cambia ma non gli basta

In un colpo solo Totti cancella il Milan e un tabù lungo vent’anni. Sono gioie che solo il calcio riesce a regalare, ricacciando indietro i sospetti e le paure di risarcimento scandite dai romanisti e dai loro megafoni giornalistici. Non c’è una sola ombra, una sola polemica, una sola azione da consegnare alle moviole e ai veleni di questo volgare campionato di calcio. Per fortuna, viene da aggiungere. La cronaca dell’anticipo più atteso segnala che le armate giallorosse sono in grado di pedinare da vicino, da molto vicino, l’armata morattiana mentre il Milan continua a scivolare all’indietro per colpe, errori, distrazioni e un pizzico di sfortuna che rappresentano un carico pesantissimo da portare sulle spalle. Anche Ercole rischierebbe di restare in ginocchio. La storia invece incornicia il primo successo di Totti nella San Siro milanista, un anno dopo la magnifica eversione del fronte interista. Vent’anni dopo il sigillo di Pruzzo. Bisogna avere una pazienza infinita per meritarsi il risultato di ieri sera e la rivincita che matura nel gran finale quando le gambe del Milan si piegano per lo sforzo e un pallone inutile, perso da Seedorf, consegna al contropiede-serramanico della Roma la palletta per fare 2 a 1 e mettersi il pennacchio in testa. Alla fine Spalletti e i suoi festeggiano quasi come se avessero vinto la semifinale di Champions. Ma si può e si deve capire il loro sfrenato entusiasmo.
Il Milan esce di scena mestamente dopo almeno un’ora di buon calcio e di evidente sfortuna. Parte come al solito senza avere la testa alla partita (rinvio sbilenco e maldestro di Nesta), si fa cogliere insomma impreparato prima di ingobbirsi come fanno gli scattisti di valore e di tentare una rimonta alla portata. Non ha molta fortuna: Seedorf e Oliveira scheggiano la traversa della porta di Doni, altre volte il portiere brasiliano si fa trovare pronto, prontissimo, anzi nel respingere ogni tipo di pericolo. Ancelotti mette del suo nel cambiare il disegno tattico della squadra. Non gioca più col famoso rombo che tante soddisfazioni addusse ai rossoneri. Questa volta ci sono due guardiani davanti alla difesa (Pirlo e Brocchi), 3 che galleggiano a metà campo (Oliveira, Kakà e Seedorf) e una sola punta, Gilardino, là davanti a raccogliere pedate e a fare da sponda. Gilardino e il suo alter ego, Inzaghi, sono tra i pochi, con Kakà forse, a non brillare nella notte che sembra fatta apposta per esaltare la vena di Brocchi il quale trova prima dell’ora di gioco il pareggio, meritatissimo a quel punto. È il caso di insistere, per il futuro. Senza farsi condizionare dall’ennesimo schiaffo in faccia preso, terza sconfitta consecutiva in casa. Quando la Roma riparte, con un paio di sostituzioni utili, in particolare quella di Aquilani, il Milan si ritrova diviso in due tronconi: metà all’attacco, metà in difesa. E in quel mare di mezzo, basta una distrazione, un tocco impreciso, uno stop sbagliato (di Seedorf) per consegnare a Mancini e Totti l’abilissimo uno-due che sigilla il 2 a 1, sfiorato prima con il palo timbrato da Totti, in serata magica. Nella corsa a due, tra lui e Kakà, è il romanista a fare la differenza e a scrivere il proprio nome nella piccola storia calcistica della stagione. Adesso il Milan deve guardarsi alle spalle.

Perché a 7 punti si rischia grosso.

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