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Addio alla signora del giornalismo che narrò l’alba del «made in Italy»

È morta Maria Pezzi, firma della moda e del costume. Di Dior scrisse: «Sembra un curato di campagna»

Addio alla signora del giornalismo che narrò l’alba del «made in Italy»

Daniela Fedi

Tutti speriamo che la morte ci colga vivi anche se molto lontani dalla giovinezza. A Maria Pezzi è successo e basterebbe questo per capire l'unicità del personaggio. Aveva 98 anni ed era lucida come la spada di un samurai. All'occorrenza poteva essere altrettanto tagliente pur restando sempre gentilissima, una vera signora che non alzava mai la voce e per tutti aveva un cortese sorriso. Decana delle giornaliste di moda e di costume, assisteva ancora a qualche sfilata senza cedere all'umana tentazione di paragonare le epoche tra loro, i vecchi tempi con gli attuali. Eppure nessuno meglio di lei poteva dire «io c'ero» rivendicando un ruolo da protagonista che le spettava di diritto. Nata in una famiglia della buona borghesia industriale milanese, nel 1937 si trasferì a Parigi dove conobbe prima Coco Chanel e poi il grande illustratore René Gruau che la convinse a cimentarsi con il disegno di moda. Due anni dopo Maria collaborava già a tempo pieno con le riviste fashion dell'epoca a cui forniva deliziosi figurini corredati da argute didascalie. «Ha un viso e un fisico da curato di campagna» scrisse di Christian Dior subito dopo la prima sfilata del grande couturier avvenuta a Parigi il 12 febbraio del 1947. E queste parole insieme con le immagini colte a quello storico défilé, raccontarono all'Italia il nuovo corso dell'eleganza internazionale. Anche per questo venne chiamata a scrivere prima per la Domenica del Corriere, quindi per il Corriere d'Informazione, per l'Europeo di Arrigo Benedetti e infine per il Giorno, giornale in cui rimase molti anni e a cui ha concesso, lo scorso gennaio, la sua ultima intervista. Tra i suoi ricordi professionali ci sono veri e propri capitoli di storia: il figurino dell'abito da sposa di Grace Kelly pubblicato grazie a lei dal Corriere d'Informazione («Bruciammo tutti - raccontava - perfino Luigi Barzini»), l'ascesa del giovane Yves Saint Laurent e soprattutto la nascita del made in Italy. Il tutto condito da molta cultura, perché Maria saggiamente diceva che non si può commentare una collezione senza conoscere il contesto sociale in cui è stata creata. Libri, film, mostre d'arte e incontri con personaggi come Dino Buzzati oppure Luchino Visconti, hanno alimentato la sua mente fino alla fine. «È stata una maestra, aveva il senso della moda nel sangue» racconta commosso Beppe Modenese, amico carissimo oltre che compagno di tanti momenti indimenticabili. I due si sono visti per l'ultima volta venerdì sera «E Maria mi ha raccontato della sua visita al Mi-Art» ricorda l'uomo che gli americani definiscono “primo ministro” della moda italiana. Poi domenica mattina lei è andata a messa come sempre, ha compiuto il suo dovere di cittadina votando e si è ritirata nella casa di Foro Buonaparte in cui è nata e ha abitato.

Verso l'una di notte ha convocato gli adorati nipoti dicendo: «Io me ne vado, ma voi vogliatevi sempre bene».

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