Adescava i ragazzini negli oratori

Di profughi, finora, non se n’è visto uno. Ma è arrivato il momento di parlare dei numeri. Per gestire gli arrivi che, presto o tardi, ci saranno. Ogni regione, ha spiegato il governo nell’incontro di ieri, dovrà ospitare mille immigrati ogni milione di abitanti. Prendendo alla lettera il criterio, vorrebbe dire che in Lombardia arriverebbero circa 10mila libici in fuga dalla guerra. «Ma i numeri e le proporzioni andranno corretti - spiega Romano La Russa, assessore alla Protezione civile e rappresentante lombardo al tavolo con il governo - perché ci sono regioni che ad oggi non contano stranieri e ce ne sono altre, come la Lombardia, che sono già sature e tra un po’ esplodono». Basta fare un esempio: a Milano, dove gli immigrati sono 218mila, i nordafricani regolari sono già 45mila e gli irregolari 7mila. «La città ha già dato, non può fare di più, ora tocca agli altri» ribadisce il vicesindaco Riccardo De Corato, sostenuto anche dal sindaco Letizia Moratti.
All’incontro romano è stato stabilito che i luoghi in cui saranno ospitati i profughi potranno essere anche siti privati: alberghi, hangar e strutture gestite dagli ordini religiosi. Se necessario, la Protezione civile lombarda provvederà perfino ad allestire delle tendopoli. «Molto più probabilmente - spiega Romano La Russa - attrezzeremo le caserme. Purtroppo però molte di queste sono impraticabile e non vengono utilizzate da anni quindi non sarebbero a norma per ospitare gli immigrati». Tra le strutture prese in considerazione c’è anche la caserma dei bersaglieri di via Suzzani in zona Niguarda. Si sia pensando poi alle strutture di via Saponaro, via Testi, via Giorgi e via Novara. Se fino a ieri c’era confusione e non si sapeva quasi da dove cominciare per far fronte all’emergenza della guerra, ora si può tirare un sospiro di sollievo: il governo ha deciso di rifinanziare la Protezione civile e le regioni non dovranno farsi carico delle spese per accogliere i profughi. «I nuovi esborsi - spiega La Russa - sarebbero stati difficilmente sostenibili».
«La Lombardia - spiega il presidente Roberto Formigoni - è pronta a fare la sua parte come ha sempre fatto. Ma l’Unione europea - incalza - si faccia carico di un piano serio per sviluppare quei paesi, in modo da convincere i cittadini a rimanere là». Formigoni chiede anche che la Lombardia non sia penalizzata ulteriormente: «Si tenga conto - fa notare il governatore - che sul nostro territorio è già presente il 25 per cento degli stranieri». Dal canto suo, il Consiglio regionale chiede un confronto su come gestire l’emergenza. «Credo sia necessario - interviene il presidente del parlamento lombardo Davide Boni - riflettere seriamente sulle reali possibilità di accoglienza della Lombardia».

A questo scopo nelle prossime settimane sarà anche convocato un tavolo dalla prefettura. «Per ora - puntualizza La Russa - siamo in attesa del prossimo incontro con il governo che sarà tra una settimana o dieci giorni al massimo».

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