Adesso i vescovi cinesi possono partecipare al Sinodo

I vescovi cinesi prenderanno parte al prossimo Sinodo sui giovani. L'accordo tra Santa Sede e governo di Pechino per la nomina dei presuli produce un ulteriore effetto

Adesso i vescovi cinesi possono partecipare al Sinodo

I vescovi cinesi potranno prendere parte al prossimo Sinodo. L'assemblea si riunirà mercoledì prossimo. Presuli appartenenti a diocesi di tutto il mondo saranno chiamati a discutere di giovani, vocazione e fede.

In Vaticano si cercano strategie per fare fronte alla crisi che sta interessando le statistiche inerenti alle persone vocate al sacerdozio e alla consacrazione. Il calo è tangibile soprattutto in Europa. Ma la presenza dei vescovi provenienti dalla Cina rischia di rubare la scena.

L'accordo stipulato tra la Santa Sede e il governo di Pechino ha già prodotto qualche effetto: Papa Francesco ha riconosciuto otto ecclesiastici considerati illegittimi e passibili di scomunica sino a una decina di giorni fa. Poi Bergoglio ha anche costituito una nuova diocesi, ratificando la nomina di un vescovo che già operava, di fatto, nella zona di Chengde. Il cardinale Lorenzo Baldisseri, che è il segretario generale dell'imminente riunione sinodale, ha spiegato come la Santa Sede fosse solita invitare i membri della Conferenza episcopale cinese. Inviti che erano soliti finire nel dimenticatoio. Ma ora il quadro è mutato: grazie al patto "provvisorio", i cinesi potranno davvero partecipare ai lavori. Pare che siano almeno due i membri dell'episcopato della Chiesa cinese a dover fare il biglietto aereo: mons. Giovanni Battista Yang Xaoting e mons. Giuseppe Guo Jincai. Altre fonti parlando addirittura di sette vescovi destinati ad atterrare in Italia.

L'accordo, come i lettori ricorderanno, è relativo alla nomina dei presuli, ma anche, in qualche modo, al riconoscimento definitivo dell'autorità pontificia sulle istituzioni ecclesiastiche del 'dragone'. Il papa nominerà i vescovi dopo aver ricevuto "suggerimenti" da parte della Conferenza episcopale, pur mantenendo un "diritto di veto". E, come visto, potrà istituire nuove diocesi. Bisognerà aspettare il trascorrere di due anni per verificare il funzionamento di quanto stabilito. Il cardinale Zen continua a dichiararsi contrario, nell'evidenziare la presunta subalernità al partito comunista cui si sarebbe sottoposta "Roma", mentre dalla Santa Sede arrivano commenti favorevoli e in linea con la decisione presa dal pontefice argentino.

Padre Federico Lombardi, ex direttore de la Sala Stampa, ha dichiarato che "questo accordo è un primo passo" e che "dimostra, però, che c’è stata una capacità di dialogare e arrivare anche ad intendersi". Il patto tra Santa Sede e Pechino, insomma, potrebbe essere solo il primo mattone per edificare una piena riconciliazione. Lombardi, rispondendo alla Sir, ha anche chiarito il motivo per cui questo accordo sia arrivato solo durante il pontificato dell'ex arcivescovo di Buenos Aires: "Dall’inizio del suo Pontificato - ha detto -, Papa Francesco ha manifestato con molta vivacità, chiarezza e calore il suo atteggiamento positivo nei confronti del popolo cinese, della sua cultura e della sua storia". E ancora: "Credo abbia influito anche il ruolo che Papa Francesco oggi svolge nel mondo come leader di pace, di armonia tra le Nazioni, d’impegno per la cura del creato, per la giustizia sociale".

Il papa avrebbe consegnato nelle mani dei cattolici cinesi la possibilità mettere la parola fine alle storiche divisioni.

Commenti