Adesso nel Pd vogliono le primare anti-Bonino

E venne il giorno di Pierluigi Bersani. Il segretario del Pd ha finalmente parlato delle candidature (Lazio compreso) per le prossime regionali. Certo, c’è voluto il niet deciso e coinvinto di Lorenzo Cesa, presidente dell’Udc, che in tarda mattinata ha mandato alle agenzie uno scarno (ma ufficialissimo) comunicato con l’annuncio dell’appoggio del partito di Casini alla Polverini. Alla fine il segretario del Pd ha commentato con amarezza l’accordo dell’Udc con il centro-destra. «Certo non condividiamo - spiega Bersani - ma prendiamo atto. Entro pochi giorni saremo in grado di annunciare il nome del nostro candidato». Potrebbe essere la già tanto citata Emma Bonino? «Non è detto - replica il segretario del Pd -. Ho già dato la disponibilità per un appoggio appassionato anche a un candidato esterno al partito, ma non c’è ancora nulla di deciso». In altre parole ai dirigenti del Pd non piace sentirsi tirati per la giacchetta dalla combattiva radicale. Tanto che ancora si tenta la carta interna e di prestigio. I nomi nuovi emersi ieri dalla riunione dell’ufficio politico della federazione regionale del Pd sono due: Silvia Costa e l’ex prefetto Achille Serra. Uno di loro potrebbe essere il candidato Pd alle primarie. È vero che l’accordo Udc-Pdl ha sicuramente spostato il baricentro del centro-sinistra, ma la Bonino deve avere un avversario alle primarie espresso dal Pd. È questo l’unico dato certo emerso dal confronto dei vertici del Pd laziale. Risolto un problema, ne spunta fuori un altro. Che ha il nome e il volto di Luigi Nieri, assessore al Bilancio della Regione ed esponente di spicco di Sinistra e Libertà. Nieri sostiene da tempo l’opportunità delle primarie ma avverte: «Se ci saranno io mi candiderò». E così potrebbe essere una sfida a tre quella per scegliere l’antagonista alla Polverini nella corsa al posto di governatore del Lazio.
All’interno del Pd sono, però, in molti ad apprezzare la candidatura della Bonino. Alcuni come Vincenzo Parisi si esprimono con sicurezza: «Ho avuto modo di averla come collega nell’esecutivo Prodi e di apprezzarla durante il suo mandato di commissario europeo - ricorda Parisi -. Può far bene e certo non giova a nessuno questa indecisione all’interno del Pd». Altri nascondono la propria insicurezza dietro il prestigio del candidato radicale. L’unico a sapere esattamente quello che vuole è Davide Sassoli. Ai giornalisti che l’hanno pizzicato mentre usciva dall’ufficio di Bersani ha risposto telegrafico «Io candidato? Siete matti!» E poi c’è la solita Binetti. L’esponente teodem è ora corteggiatissima da radio e tv. Tutti lì a vedere la faccia che fa quando si parla della Bonino. Lei sta al gioco e sciorina come un rosario la lunga lista di alternative valide.

«Perché non Letta o la stessa Lanzillotta, laica ma non anticlericale? E la Bindi, allora?» La Binetti ha parlato ieri dai microfoni di Un giorno da pecora (Radio2) dove i conduttori Sabelli Fioretti e Lauro sono anche riusciti a farle cantare Bandiera rossa. Ma a tutto c’è un limite. Passi per Bandiera rossa ma la Bonino, no!

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