Adesso sulle intercettazioni Mastella vuol fare Giustizia

da Roma

Sullo scandalo del calcio scende in campo pure lui, Clemente Mastella, neo ministro della Giustizia. Parlando al teatro Massimo di Benevento, in occasione dell’appuntamento organizzato dalle segreterie provinciali dell'Unione per festeggiare la sua nomina nel governo Prodi, il ministro ha annunciato che intende affrontare il problema delle intercettazioni. Un tema che da Tangentopoli in poi non ha mai trovato una soluzione stabile dal punto di vista legislativo a causa delle divisioni tra i poli e delle resistenze nel centrosinistra, molto attento al rapporto con la magistratura.
Mastella però sul tema è spesso intervenuto in maniera molto critica anche in passato e conferma la sua linea anche nella nuova veste di Guardasigilli: «Ho visto che il presidente Marini ha posto la questione alla giunta al Senato. Credo che nei prossimi giorni ci sarà un mia iniziativa». «I contenuti delle intercettazioni - prosegue Mastella - spesso finiscono sui giornali prima che gli interessati ricevano gli avvisi di garanzia».
Anche il segretario dei Ds, Piero Fassino, non nasconde che il problema esiste e ora che l’Unione è al governo si dimostra più sensibile. Fassino - ospite in tv al programma di Lucia Annunziata - afferma che le intercettazioni telefoniche sono «un utile strumento d'indagine», ma «occorrono regole a tutela della privacy e della dignità dei cittadini per evitare che siano usate in maniera scandalistica e per la lotta politica». «Le intercettazioni - ha spiegato Fassino - sono uno strumento con cui i magistrati compiono le indagini e spesso importanti successi sono stati ottenuti grazie alle intercettazioni. Quindi troverei molto grave che si ponesse l'obiettivo di ridurre la possibilità per la magistratura di usare uno strumento utile», come propose la Cdl alla fine della scorsa legislatura, visto che «solo i magistrati possono deciderlo». «Naturalmente - ha aggiunto Fassino - tutti gli strumenti vanno usati con misura, equilibrio e rispetto dei cittadini». E dunque è corretta la questione posta dal ministro della Giustizia, Clemente Mastella, per far sì che le intercettazioni «siano usate come strumento di indagine e non in maniera scandalistica con pubblicazioni sui giornali indebite e improprie in una battaglia politica, come troppo spesso accade». Interviene anche il senatore a vita Giulio Andreotti per sostenere che «Lippi deve andare ai Mondiali, in Germania. Stiamo assistendo a una demonizzazione ingiusta, noi siamo un paese di garanzie civili e per ora è stata data solo pubblicità ad intercettazioni telefoniche, un sistema barbaro che pensavamo fosse caratteristica del fascismo».
Lo Stato secondo le statistiche elaborate dal Ministero della Giustizia ha speso 205 milioni di euro, iva esclusa, dal 1º luglio 2003 al 30 giugno 2004, per le intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali.

Secondo gli esperti sono tra le 12 e le 14mila le utenze telefoniche controllate ogni giorno (tra apparecchi fissi e cellulari), e ogni anno vengono registrate dal «Grande Orecchio» le conversazioni di circa 300mila italiani.

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