È solo questione di cuore, quello rimasto rossonero di Andriy Shevchenko che non vede l’ora di tornare a Milano e quello blucerchiato di Vincenzo Montella che non ha mai dimenticato il triennio trascorso a Genova. Due storie che si intrecciano, che hanno la stessa origine, l’Inghilterra (sponda Chelsea per Sheva, sponda Fulham per l’Aeroplanino) e che potrebbero concludersi allo stesso modo: il rientro in Italia.
Ci sta provando da un pezzo l’ucraino che non è mai riuscito ad entrare in sintonia con l’allenatore José Mourinho e che martedì prossimo, in occasione del raduno del Chelsea a Los Angeles, chiederà al presidente Roman Abramovich di essere rispedito al Milan. Non più a titolo definitivo, perché il Milan non pagherà mai i 35 milioni richiesti dal Chelsea (la controfferta si ferma a 25 milioni), ma come prestito gratuito per la prossima stagione con possibilità di restare a Milano anche per la successiva.
Ma siccome non si fa mai niente per niente e l’idea del ritorno era partita proprio da via Turati (il presidente Berlusconi in più di un’occasione si è espresso favorevolmente), Sheva andrà incontro ai rossoneri, riducendosi considerevolmente il sontuoso ingaggio. Attualmente prende 5,5 milioni netti ma, pur di rientrare nei parametri rossoneri, quelli stessi che hanno sconsigliato l’acquisto di Eto’o che avrebbe creato un effetto domino su tutti gli altri ingaggi, l’ucraino sarebbe disposto a ridurre del 30% i suoi emolumenti. Fuori gioco resta soltanto lo stipendio di Kakà, che salirà a 8,5 milioni annui, per poter vincere la corte del Real Madrid. A far decidere Sheva è anche l’ostilità di Mourinho che in una recente intervista al quotidiano spagnolo Sport ha dichiarato per l’ennesima volta: «Per me che se ne vada pure. È la cosa migliore per la squadra». Via Oliveira (Saragozza) e Borriello (Genoa), persosi per strada Cassano, Sheva dovrà avere la pazienza di aspettare ancora 2-3 settimane prima di coronare il sogno di riallenarsi a Milanello. Anche se il suo agente Stephen Curnow afferma che Sheva «non ha alcuna intenzione di lasciare Londra». A sparigliare il gioco potrebbe però essere il brasiliano Pato, probabilmente da gennaio al Milan, e destinato ad occupare l’unica casella ancora disponibile di extracomunitario. E che il Milan avrebbe intenzione di tenere libera proprio per lui.
Un altro che ha lasciato il cuore in Italia, a Genova in particolare è Vincenzo Montella. «Non credo ci siano misteri nell’affermare che Montella è giocatore da sempre legato alla Samp e che i tifosi ricordano con grande piacere», afferma l’ad doriano Beppe Marotta. «Non si può non rimarcare che sentimentalmente è un atleta che ci fa molto piacere avere. Con la Roma, proprietaria del cartellino di Montella, siamo in ottimi rapporti, a noi il giocatore interessa, però di qui a dire che sia partita la trattativa ce ne passa». Cautela estrema da parte di Marotta che però, dopo aver perso Quagliarella alle buste (7,2 milioni offerti dall’Udinese, 6,5 dalla Samp) ora punta deciso sul prestito di Montella e, per questo, si è già sentito col ds giallorosso Pradè, trovandolo d’accordo.
È invece questione di soldi quella di Cristian Chivu, che non ha ancora deciso dove andare, col Real disposto ad aspettarlo e pronto pure ad alzare la cifra chiesta dal romeno (da 3,5 milioni annui a 5 milioni). Un tetto salariale peraltro già sforato nella scorsa estate con i 4,5 milioni dati a Cannavaro. E, bontà sua, il presidente Calderon ammette finalmente che «Kakà non sarà mai venduto dal Milan, a meno che sia lui a chiedere di essere ceduto».
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