Affinità Nei colori di «Tai» l’eredità di Balla e Severini

«Chi ha detto che esistono soltanto i colori, esistono anche le sfumature», aveva dichiarato Diana Vreeland, la carismatica direttrice di Vogue America, commentando nel 1969 l’ingegnoso e rivoluzionario concetto di moda di Missoni. Da quel momento i colori caleidoscopici, le righe, il peculiare zig zag delle collezioni Missoni si sono affermati presso un pubblico sempre più internazionale. E ora vengono accostati all’arte da cui prendono le mosse. La mostra al museo Estorick di Londra, «Workshop Missoni: Daring to be different», fino al 20 settembre, corona il successo di cinquant’anni di fortunato sodalizio di coppia tra Ottavio e Rosita Missoni, e al tempo stesso illustra le radici artistiche di uno stile audace e diverso.
Opere a tempera di Sonia Delaunay, il Danzatore classico di Severini, un abito futurista di Balla, un Tancredi senza titolo, provenienti dalla collezione privata Missoni, «danno il la» a una rassegna di materia e colore che esalta il designer e artista della moda, senza trascurare l’atleta olimpionico degli anni giovanili che scopriva la sinuosità del corpo da avvolgere in mille tonalità in movimento. Di qui l’assonanza col Futurismo che la mostra evidenzia.
Curata da Roberta Cremoncini, direttrice dell’Estorick, e da Luca Missoni, mescolata alle opere futuriste e di arte moderna italiana della collezione permanente, la rassegna racconta la vicenda del laboratorio Missoni in un trionfo di colori e di sapienza artigianale. Viene esplorato l’intero processo creativo, dagli schizzi e progetti su carta di Ottavio Missoni per i tessuti a maglia fino alle creazioni cromatiche che vestono i manichini, in una sala che è un distillato di moda e di arte.

La rassegna è corredata dal documentario The Black and White of Colour, realizzato da Maggie Norden del London College of Fashion, che offre una sintesi della storia Missoni, dal primo astrattismo alle ultime sperimentazioni nel design, sottolineando il retaggio del modernismo italiano.

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