Roma - "Massimo si è lasciato orientare solo dalla voce del cuore dinanzi alla sofferenza e all'angoscia del popolo afghano". Così monsignor Vincenzo Pelvi, durante l'omelia in suffragio del capitano Massimo Ranzani, alpino morto in Afghanistan lunedì scorso. Presenti tutte le massime autorità dello stato.
"Cara mamma" È forte, ma composta, la commozione dei parenti del capitano Massimo Ranzani: seduti in prima fila, ascoltano le parole di mons. Vincenzo Pelvi, che all’inizio dell'omelia si è rivolto proprio alla madre: "Carissima Ione, continua a sentirsi madre do tutti gli alpini con la tua preghiera quotidiana. Carissimo papà Mario, che hai accolto, rispettando e condiviso la professione del tuo Massimo".
"La pace parte dagli occhi" "Massimo - ha proseguito Pelvi- ha lasciato il buio dell'egoismo, la vita comoda, per dire al fratello dimenticato e abbandonato: coraggio, alzati sono qui per te, ti sono amico, mi metto dalla tua parte, solidale con il tuo atroce dolore". Il momento più toccante dell'omelia è stato il ricordo di un pensiero di Massimo: "Agli amici confidava che per costruire la pace bisogna guardare gli occhi dei bambini, leggervi dentro il sogno di cose belle e nuove. Perché non ci sono bambini italiani, afghani o di altri Paesi, ci sono solo bambini, proprio come non ci sono tante paci, ma la pace".
Missione umanitaria "Massimo è stato instancabile seminatore di speranza dinnanzi allo straniero, al prigioniero, all’affamato - prosegue l’omelia - sperare vuol dire credere nell’impossibile. Passare oltre, rifiutare o fuggire il grido di aiuto dell’altro è come scegliere la morte e, peggio ancora, divenirne artefice". Monsignor Pelvi ha sottolineato: "Massimo è stato colpito mentre rientrava da un’operazione di assistenza medica, dopo aver distribuito vestiti, coperte, scarpe e cibo. Operazioni - ha aggiunto - che i nostri giovani svolgono quotidianamente perché hanno scelto di investire nel povero la propria storia". Poi ha concluso: "Le missioni internazionali di sicurezza ci aiutano a capire che siamo famiglia umana, nella circolarità del dono.
Troppo spesso, invece ci nascondiamo dietro affermazioni del tipo "non è compito mio", "ne vale la pena?" o "non ne sono capace". Forse non abbastanza ci brucia nel cuore l’amore con il quale far giungere le onde della fraternità in ogni parte del mondo". Napolitano Saluto commosso del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ai genitori di Massimo Ranzani: prima dell’ingresso del feretro, avvolto nel Tricolore, nella basilicata romana di Santa Maria degli Angeli, il capo dello Stato si è avvicinato al padre e alla madre del militare, poggiando loro una mano sulla spalla. "Grazie di cuore, per la sua paterna vicinanza ai nostri giovani militari e alle loro famiglie" è stato il ringraziamento espresso da Monsignor Vincenzo Pelvi, arcivescovo ordinario militare per l’Italia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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