Le agenzie che fanno il bello e il cattivo tempo dell’economia

Le agenzie di rating e i loro giudizi sulla solvibilità di nazioni e aziende fanno oggi il bello e il cattivo tempo dell’economia occidentale e, a volte, anche globale. Sono loro le voci più ascoltate - e più contestate - dalle Borse e dagli speculatori che vi operano, nonché dai diretti interessati, i quali, però, mostrano segni di insofferenza verso queste «pagelle». Al momento le agenzie di rating più influenti sono tre: Standard & Poor’s, Moody’s e Fitch. Sono tutte americane. L’Unione Europea e la Cina (con l’agenzia Dagong) si stanno attrezzando per contrastare la loro forza di giudizio che a volte è risultata essere decisamente in errore: nel settembre 2008 la Standard & Poor’s espresse giudizi lusinghieri sulla Lehman Brothers, poco prima che la banca dichiarasse fallimento. Oggi, la stessa agenzia minaccia di tagliare nei prossimi due anni il rating sugli Stati Uniti da AA+ ad AA, seguita da giudizi negativi delle altre due. A volte tutto è contenuto in poche lettere: «AAA» significa «capacità di pagare gli interessi e rimborsare il capitale estremamente elevata», mentre una sola «A» vale come «una certa sensibilità agli effetti sfavorevoli di cambiamento di circostanze o al mutamento delle condizioni economiche», mentre «CC» è sinonimo di «estrema vulnerabilità», per non dire la «D», in pratica una certificazione di insolvenza.

Ma quando si va a sfruculiare la classifica si trovano sorprese: se, comprensibilmente, la Svizzera è AAA, insieme a Hong Kong, Germania ed altre nazioni se non in ascesa almeno stabili, non si capisce come Cina e Giappone siano accomunati da una AA-, mentre Italia e Repubblica Slovacca siano ferme a una A+, precedute, però, dalla piccola Slovenia e dalla claudicante Spagna, entrambe AA, voto che, secondo Standard’s & Poor, differisce «solo marginalmente da quello delle emissioni della categoria superiore AAA».

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