Agli inglesi basta un tempo per spazzare via l’Italia

Londra. L’obiettivo era resistere almeno 20 minuti ma la partita azzurra nel tempio di Twickenham dura appena 2 minuti e 10 secondi. Giusto il tempo di subire il primo dei quattro sigilli personali di Chris Ashton. Poi l’Italia finisce travolta sotto 8 mete. Un naufragio su tutta la linea, anche perché l’Inghilterra affonda nel burro. Scopre il tallone d’Achille della squadra di Mallett e colpisce senza pietà. Ad aprire la difesa azzurra come una scatola di sardine è soprattutto Toby Flood. Senza pressione, il 10 inglese costruisce una partita pressoché perfetta. Un monologo in bianco che parte dai fondamentali.
Pochi i palloni a disposizione degli azzurri, la rimessa laterale che non gira come dovrebbe e Fabio Semenzato, debuttante di giornata, a dannarsi l’anima per buttare un po’ di qualità in una manovra decisamente poco efficace. Il risultato è un’Italia che guarda dalla finestra e che segna la sua unica meta con Fabio Ongaro, appena entrato, a dieci minuti dalla fine. Una meta di mischia, la cosa migliore del repertorio italiano. Allontanata la minaccia, l’Inghilterra ha avuto il pregio di non fermarsi. Le mete di Care, Cueto, Haskell e Tindall sul piano tattico hanno lo stesso marchio di fabbrica.

Twickenahm intona “Swing Low, Sweet Chariot”. E’ l’abituale nostra colonna sonora quando si gioca da queste parti. E’ un passo indietro rispetto a otto giorni fa. Aspettando il Galles per riscattare questa brutta anonima figura.

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