Con quante dita mangiava il Profeta? Di che colore era la sua barba? È vero che i suoi capelli erano quasi tutti neri? Le domande forse frivole, ma sicuramente innocenti sono una quarantina e arrivano da un questionario governativo a cui sono chiamati a rispondere gli aspiranti insegnanti della Repubblica islamica. Quel questionario sta sollevando una bufera e minaccia di travolgere il governo del presidente Mahmoud Ahmadinejad. A causa di quelle domande lo zelante e devoto presidente e il suo ministro dellIstruzione Mahmoud Farshidi rischiano di venir messi sullo stesso piano dei vignettisti danesi accusati a suo tempo di aver denigrato e offeso il profeta Maometto.
A dirlo e urlarlo è un gruppetto di arrabbiati parlamentari, capitanati da Emad Afrough, capo della commissione Cultura del Parlamento, decisi a ottenere le immediate scuse del presidente e del ministro. Quelle di Farshidi sono già arrivate, e potrebbero venir seguite da una richiesta di dimissioni. Quelle del presidente non si sono ancora viste. «Lunità, lautorità e la dignità della nazione iraniana si è limitato a borbottare Ahmadinejad - derivano dalla perseverante difesa della dignità del profeta dellIslam, Maometto». La frase, priva di qualsiasi assunzione di responsabilità, è ben lontana dal soddisfare lintransigente Afrough.
«Che differenza cè fra quel questionario e le vignette disegnate in Danimarca contro il Profeta?», ripete lirato capo commissione. Il ragionamento allorigine dellaccusa deresia indirizzata al governo più integralista dellultimo decennio è sempre lo stesso. Qualsiasi tentativo di umanizzare la santità del profeta Maometto con illustrazioni o descrizioni troppo triviali è un peccato e va combattuto. Chiedere a degli aspiranti maestri di spiegare come mangiava Maometto e di che colore fossero la sua barba e i suoi capelli equivale a dimenticarne la predicazione e il ruolo di interprete della parola del Signore. Significa insomma ridurlo alla sua pura umanità dimenticandone il lato trascendente e commettendo un peccato mortale.
Se questa è la zelante interpretazione religiosa diverse, e ben più concrete, sono le motivazioni politiche. La polemica dei parlamentari, destinata probabilmente a travolgere il ministro dellIstruzione, punta in verità al presidente. Il Parlamento - per quanto compattamente conservatore - ha sempre accusato Ahmadinejad di aver dato vita a un governo di basso profilo e di aver distribuito le poltrone ministeriali tra un gruppetto di fedelissimi privi di competenze specifiche.
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